"Sto procedendo a querela per l'incredibile articolo odierno di Repubblica. Certi limiti di falsità non è consentito a nessuno oltrepassarli". La deputata meloniana Chiara Colosimo, in predicato di diventare presidente della Commissione Antimafia, annuncia di essere passata al contrattacco nei confronti degli organi di informazione che la accusa di strani rapporti con l'estrema destra.
La trasmissione 'Report' l'ha indicato come vicina all'ex membro dei Nar, Luigi Ciavardini, condannato a 30 anni per la strage di Bologna, mentre Repubblica sostiene che la Colosimo sia stata vista parlare con Massimo Carminati. Per martedì 23 maggio, giorno dell'anniversario della morte di Giovanni Falcone, è prevista la convocazione della commissione Antimafia con l'elezione del presidente e FdI sempre non indietreggiare sul nome della Colosimo. Anzi, Giovanni Donzelli, coordinatore del partito, ha pubblicato in sua difesa in cui spiega che la sinistra sta attaccando la deputata meloniana perché, quando era consigliera regionale, denunciò " pubblicamente gli affari sporchi sulle mascherine e gli intrecci con i clan" della giunta guidata da Nicola Zingaretti. "Lei sa presidente che cercando il nome del titolare della inesistente società assicurativa emergono tra le indicizzazioni i rapporti dello stato delle mafie nel Lazio? Perché questa persona è imputata del clan Pagnozzi. Io mi vergogno", furono le parole della Colosimo pronunciate il 14 maggio scorso durante una seduta alla Pisana. Le indagini della Guardia di Finanza hanno, poi, recentemente accertato che vi è stata effettivamente una truffa da 14 milioni di euro ai danni della Regione Lazio sul ‘caso mascherine’. "Era mio dovere una volta scoperti gli atti interrogare la Regione. Con i soldi pubblici ci vuole integrità ed accortezza. E posso serenamente affermare che in questo 'mascherinagate' sono mancate entrambe", disse in quell'occasione la Colosimo proprio a ilGiornale.it, auspicando "che i soldi tornino nel più breve tempo possibile nelle casse della nuova regione Lazio e che tutti gli attori protagonisti paghino". E ancora: "Pieno lockdown, - fu il ricordo di quei giorni della Colosimo - con i ragazzi che lavoravano con me, visti gli affidamenti diretti per l’emergenza sanitaria decidiamo di controllare.
Tre contratti di cui due revocati alla stessa piccola sconosciuta società, con un anticipo di oltre 14 milioni di euro. Che fine avevano fatto soldi e mascherine? Faccio un’interrogazione, mi rispondono che sono bufale… decido di non demordere e presento l’esposto che origina l’indagine".
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