Tanto tuonò che, alla fine, piovve. L’ex premier Silvio Berlusconi è indagato dalla procura di Bari per induzione alla falsa testimonianza ai danni di Gianpaolo Tarantini. L’articolo del codice contestato al Cavaliere è il 377 bis, l’induzione a non rendere, o a rendere dichiarazioni mendaci, all’autorità giudiziaria, lo stesso contestato a Bari all’ex direttore dell’ Avanti , Valter Lavitola. Ed è proprio dall’avviso di proroga di indagini, consegnato a Lavitola - ascoltato ieri per circa 7 ore per le accuse che gli muovono le procure di Napoli e di Bari- che si evince l’esistenza dell’indagine sul Cavaliere. La notizia dell’inchiesta sull’ex premier è trapelata ieri, ma l’iscrizione non è nuova. E si inserisce nel paradosso che ha visto prima i pm di Napoli indagare su Lavitola e Tarantini indicando Berlusconi come parte offesa (ricordate il braccio di ferro per sentirlo come testimone, e quindi senza l’assistenza degli avvocati?); poi Bari indagare sulla stessa vicenda e accusare Lavitola di induzione alla falsa testimonianza di Tarantini; e quindi Roma indagare gli stessi Lavitola e Tarantini per tentata estorsione ai danni di Berlusconi. Le dichiarazioni nel mirino sono quelle sulle ragazze, in realtà escort, che Tarantini ha portato ad alcune feste di Berlusconi.
La «bomba» è scoppiata in serata, in una giornata piuttosto animata che ha visto da un lato la Guardia di Finanza, spedita dai pm napoletani che indagano sui finanziamenti pubblici all’editoria, bussare a Palazzo Chigi per mettere sotto chiave due milioni e mezzo destinati a L’Avanti! , i soldi del contributo-2010 che sarebbero andati ad aggiungersi ai 23 milioni di euro già incassati dal 1997 al 2009 dal quotidiano di Valter Lavitola. E dall’altro proprio l’ex direttore, sottoposto a un doppio interrogatorio davanti al gip di Napoli. L’ex direttore si è difeso per circa sette ore davanti al giudice. «È tornato per rispondere», ha dichiarato al termine il suo avvocato, Gaetano Balice. A gran parte dell’interrogatorio hanno assistito i pm di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio.
E Lavitola si è difeso dalle accuse che lo tengono chiuso nel carcere di Poggioreale: l’induzione a mentire nel processo sulle escort di Tarantini; la corruzione internazionale; e le truffe per i contributi a L’Avanti! , accusa quest’ultima contestata anche al senatore Pdl Sergio De Gregorio. Strana sorte processuale, quella del politico Pdl. Per sei volte ha fatto spontaneamente entrare le Fiamme gialle in casa senza sventolare il tesserino da parlamentare. Si è fatto interrogare dai pm, ha portato copie di bonifici, contratti e carte societarie. Il gip stesso ne ha riconosciuto disponibilità e «correttezza istituzionale». Eppure,il giudice lo vuole ai domiciliari. L’operazione trasparenza non è che gli sia servita. Pure i quattro container sequestrati dai magistrati («altro che carte scottanti, ci sono solo vecchi mobili») nell’ordinanza sembrano un vaso di Pandora, dove ci si aspetta esca di tutto. Per questo lui, tranquillo, in una lettera ai colleghi ha chiesto che la giunta per le autorizzazioni (che si riunirà oggi) dia disco verde alla perquisizione. Sono sei anni che il senatore dice di essere massacrato dal circuito mediatico- giudiziario. Da quando lasciò Antonio Di Pietro per approdare nel centrodestra. De Gregorio elenca le inchieste che lo hanno visto nel mirino. Nel 2010 la Dda di Napoli lo vuole dietro le sbarre per riciclaggio mafioso: gip, Riesame e Cassazione rigettano la richiesta perché mancano gli indizi. Nel 2008 un pm di Reggio Calabria s’inventa che De Gregorio s’è incontrato con un boss ’ndranghetista al ristorante: è una bufala,arrivano l’archiviazione per De Gregorio e l’inchiesta disciplinare per il magistrato che si dimette prima del verdetto. Ancora Napoli lo indaga – insieme a Berlusconi – per corruzione. Il Cav lo avrebbe convinto a passare a Forza Italia a suon di bigliettoni. L’inchiesta viene archiviata. Ma la ritroviamo nel filone Lavitola grazie a un verbale di un pentito-indagato e a sei bonifici scovati sui conti correnti di «Italiani nel mondo»: un milione di euro.C’è poi un’altra inchiesta che vede coinvolto De Gregorio come parte lesa, per le intercettazioni telefoniche abusive denunciate dallo stesso parlamentare.
Tornando alle nuove accuse a Lavitola, Finmeccanica in una nota esclude di aver «pagato né promesso alcuna tangente, in contanti o sotto forma di beni fisici come elicotteri o altro, a Valter Lavitola, al governo di Panama o ad altri intermediari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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