Gli elettori Pd in piazza Cori e tessere bruciate al «funerale» del partito

Esplode la rabbia della base contro la strategia di Bersani: "È un suicida", "Non lo voterò mai più". Deputati braccati

Gli elettori Pd in piazza Cori e tessere bruciate al «funerale» del partito

Roma - Doveva smacchiare il giaguaro, è finito sbranato dal lupo marsicano. L'operazione Marini, ultima carta della segreteria già dimezzata di Pier Luigi Bersani, rischia di diventare la pietra tombale del leader piacentino. Anche i ranghi bersaniani l'hanno mollato, mezzo partito gli si è rivoltato contro, per non parlare della base piddina, in rivolta. L'ingrediente indigesto nel piatto Marini è l'accordo col Pdl e col Giaguaro, non la persona dell'ex sindacalista, che non è più anziano di Rodotà (entrambi classe '33), acclamato in maniera surreale dal picchetto attestatosi fuori Montecitorio, e nemmeno più collezionista di poltrone di quanto non sia il giurista calabrese (che era vicepresidente della Camera, guidata da Oscar Luigi Scalfaro, già la bellezza di 21 anni fa, deputato per tre legislature, europarlamentare, presidente di Authority nominato dai partiti etc).
L'icona del tumulto contro la carta Marini sta tutta in quella foto, diventata virale nel giro di pochi minuti: Bersani che abbraccia Alfano prima del voto alla Camera. Un «bacio della morte», il superamento di un limite invalicabile, un'intesa con gli «impresentabili» di Berlusconi. È lì che esplode la dinamite già pronta sotto la segreteria Bersani, in una giornata di vero delirio. Si capisce l'aria che tira fin da subito, fino dalle roccaforti bersaniane, tra i fedelissimi della sua terra. Quando il segretario regionale dell'Emilia Romagna, il bersaniano Stefano Bonaccini, dà ordine a tutte le federazioni provinciali di fare comunicati stampa contro la scelta di Marini, e lo stesso avviene in mezza Toscana, mentre in Puglia il mandato dei segretari provinciali è di sostenere l'opzione Rodotà, il calzino Pd si è rivoltato nelle mani del segretario.
Durante la diretta streaming, e sui siti di area Pd, è un'esplosione di rabbia: «Ho sempre sostenuto Bersani. Da oggi mai più!!! Non è possibile assistere a questo tracollo. Oggi si sancisce la fine del Pd», scrive Pasquale. «Come incentivare le persone a non votare più Pd; il mio voto l'avete certamente perso», dice Ivan di Verona. «Ho sempre votato prima Pci, poi Pds, adesso Pd adesso basta però, questa di Marini la capiscono solo loro», accusa Francesco da Milano. e via così.
I deputati Pd raccontano di essere bombardati di sms e mail di elettori amici, un senatore, Federico Fornaro, parla addirittura di un attacco informatico «sotto forma di mail seriali inviate alle caselle di posta elettronica dei parlamentari Pd per sostenere la candidatura di Rodotà» (insomma mail di un semplice comitato on line). In piazza Montecitorio il cosiddetto popolo viola organizza una protesta, durante e dopo gli scrutini, contro il Pd che vota Marini. Qualcuno brucia tessere del Pd, come la signora Claudia Costa: «Perché l'ho fatto? Perché non l'ho fatto prima, piuttosto - risponde al cronista che la interpella - dopo anni che abbiamo detto che il Pdl è improponibile andiamo a fare degli accordi?». Molti di loro non sono elettori Pd (come un altro che brucia la tessera, Mascia, candidato trombato di Ingroia), altri lo sono stati in passato, ma il clima è quello. Gli striscioni che girano hanno un tema fisso, il segretario: «Bersani se vuoi suicidarti fallo, ma lascia stare il Pd», «Bersani sicario del Pd», «Traditori».
Si sfila anche il cerchio magico di Bersani, con la sua portavoce Alessandra Moretti che vota scheda bianca e non Marini («la ricerca di un'ampia intesa parlamentare non può dividere il Pd, né ignorare la voce del paese reale»), il bersaniano deluso Burlando («è la prima volta in 40 anni che disubbidisco ma non volevo essere complice di un suicidio»), per non parlare dei piddini più filo M5S come la Puppato, o anche Ignazio Marino (che punta sull'appoggio grillino per diventare sindaco di Roma), che hanno scritto Rodotà sulla scheda.

Lo psicodramma si completa con uno Zuccotti Park versione democratica, un Occupy Pd, coi giovani piddini torinesi che occupano la sede del partito a Roma con tende e sacchi a pelo, e lo stesso avviene altrove. «Bersani ha un asso segreto nella manica», fa sapere più tardi la Moretti. Ultima chance anche per lui.

Twitter: @bracalini

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