Com'era già capitato nel 1999, anche nel 2004 le elezioni europee del 2004 si tengono nella seconda metà della legislatura parlamentare italiana: un timing che predispone gli elettori all’espressione di un "voto sanzione" nei confronti dei partiti con responsabilità di governo. Così è stato nei principali paesi dell'Unione e l'eccezione di Spagna e Grecia ne è un'indiretta conferma, visto che in quei due Paesi le elezioni politiche si erano svolte poco prima delle europee: il che ha favorito il manifestarsi dell'effetto "luna di miele" (evento politico-elettorale che in Italia aveva caratterizzato la tornata europea del giugno 1994).
Non solo, ma c'è anche da tenere conto il contesto internazionale e geopolitico che ha accompagnato i primissimi anni del Terzo Millennio: gli attentati dell'11 settembre 2001 da una parte (con l'ingresso della Nato nelle guerre in Afghanistan e in Iraq) e l'ingresso nella zona Euro dall'altra (ufficialmente dal 1° gennaio 2002) stanno creando malumori dentro una parte dell'opinione pubblica occidentale. Nonostante questo, l'uomo più divisivo del mondo - ovvero George W. Bush - verrà di lì a breve riconfermato presidente degli Stati Uniti d'America. E per di più con un distacco nei confronti dello sfidante democratico, John Kerry, decisamente più marcato rispetto a quello di misura dei grandi elettori contro Al Gore nel 2000.
Il centrodestra tiene nonostante la flessione di Forza Italia
Dal 10 giugno al 13 giugno 2004 gli stati membri diventano ben 25, grazie all'aggiunta di Polonia, Slovenia, Ungheria, Malta, Cipro, Lettonia, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia. Con ben 342 milioni di cittadini europei aventi diritto di voto, si completa così il secondo elettorato democratico al mondo dopo l'India. Il nuovo parlamento vede così i suoi rappresentanti salire a 732. I risultati complessivi vedono una sconfitta generale dei partiti al governo e un incremento della rappresentanza dei partiti euroscettici. Non viene raggiunta alcuna maggioranza: il Partito Popolare Europeo non va oltre i 268 delegati, i Socialisti 200 e i Liberali 88 e i Verdi 42. il bilanciamento dei poteri nel Parlamento rimane lo stesso nonostante i nuovi 10 stati membri.
Venendo all'Italia nello specifico, come si ricordava prima, l'esito di un'elezione cosiddetta di "secondo ordine" come il voto europeo è influenzato anzitutto dal calendario elettorale, ovvero dalla sua distanza rispetto alle elezioni politiche. Ciononostante, per le forze del governo Berlusconi il verdetto elettorale non è stato del tutto negativo, anche se ridistribuisce i pesi all'interno della coalizione. Forza Italia è infatti in sensibile calo (20,9%) e la sua consistenza diventa inferiore alla somma della forza dei partiti suoi alleati. Questi ultimi ottengono invece un risultato positivo (in particolare l'Udc, con il 5,8%) o per lo meno non negativo (la Lega al 4,9% e Alleanza Nazionale all'11,4%). Rimane il fatto che lo schieramento di centrodestra tiene nonostante la sconfitta di Silvio Berlusconi.
Il centrosinistra s'illude con la vittoria alle elezioni europee
Tuttavia, allo stesso tempo, emerge un ulteriore elemento non trascurabile dalle elezioni europee 2004: alla caduta di Forza Italia non corrisponde una chiara e netta affermazione della lista Uniti per l'Ulivo. Com'era ampiamente prevedibile questo cartello elettorale programmatico risulta il più votato, superando Fi, ma oltrepassa di poco i 10 milioni di voti e non va oltre il 31% dei voti validi. Al non brillante risultato della federazione prodiana corrisponde nell'area di centrosinistra la buona avanzata di Rifondazione Comunista (quarto partito con il 6% dei voti validi) e il discreto risultato di Partito dei Comunisti Italiani e Federazione dei Verdi - componenti partitiche uliviste rimaste al di fuori del listone - il cui seguito sfiora il 5% dei voti validi.
Il 2004 darà sostanzialmente vita a quella che, negli anni successivi, verrà ribattezzata la "maledizione delle Europee": chi vince o comunque è autore di una più che distinta prestazione personale, subito dopo (per i motivi più disparati) comincerà inesorabilmente a crollare. Lo si vedrà meglio negli appuntamenti del 2009, del 2014 e del 2019, ma già vent'anni fa esatti Piero Fassino, segretario dei Democratici di Sinistra, e Fausto Bertinotti, leader dei comunisti nostalgici, misero in scena una sorta di "The Last Dance" politico.
Il primo, tra il 2005 e il 2006, verrà azzoppato dalla pubblicazione della sua telefonata con l'allora amministratore delegato di Unipol, Giovanni Consorte ("Ma abbiamo una banca?") e scenderà via via nelle retrovie del nascente Partito Democratico, mentre il secondo lascerà definitivamente la politica nel 2008 dopo il flop del suo partito alle elezioni nazionali. Insomma: chi tocca i fili della corrente elettrica (europea), politicamente parlando muore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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