"Era una sconfitta annunciata Al governo non cambia nulla"

Il Cavaliere: "Senza di me è un disastro, sbagliati i candidati. Non c'è alternativa a Letta". Ma Alfano avverte il premier: basta andare in giro a vergognarsi di questa alleanza

"Era una sconfitta annunciata Al governo non cambia nulla"

Una «sconfitta annunciata» che però «non cambia nulla nello scenario nazionale». Silvio Berlusconi segue lo spoglio delle amministrative da Arcore e pubblicamente sceglie di non commentare un risultato certamente deludente, in particolare per la debacle di Roma dove il sindaco uscente Gianni Alemanno racimola un misero 36%. Non che il Cavaliere riponesse grandi speranze nella sfida capitolina, tanto che per i ballottaggi aveva deciso di guardarsi bene dal partecipare ai comizi limitandosi a qualche intervista registrata per le televisioni locali. Però, certo, l'ex premier non si aspettava un risultato tanto netto, soprattutto sommando a Roma altre sconfitte come quella di Brescia e il per nulla confortante risultato siciliano. Un partito – è il senso dei ragionamenti del Cavaliere – che ha ancora una volta dimostrato di non esistere e di essere succube di veti e controveti che hanno impedito di individuare candidati validi. Già, perché secondo Berlusconi alcuni risultati vanno al di là del calo fisiologico di un Pdl che non ha beneficiato di un Cavaliere in prima fila. Insomma, perfino il diretto interessato pare trovi troppo semplicistica la spiegazione secondo cui «senza Berlusconi è un disastro».

È per questa ragione che questa tornata amministrativa potrebbe non restare senza conseguenze. Non sul governo nazionale, visto che l'ex premier continua ad essere uno strenuo sostenitore dell'esecutivo e ripete che il sostegno ad Enrico Letta non è in dubbio. Anche perché, riflette in privato, se davvero il governo dovesse andare in crisi l'attuale maggioranza sarebbe sostituita da una Pd-M5S decisamente più ostile. Eventualità, questa, che il Cavaliere non nasconde di considerare quasi una certezza. «Grillo – dice a chi ha occasione di sentirlo al telefono – è il vero sconfitto di queste elezioni perché ci ha messo la faccia». L'esecutivo, dunque, non è in discussione, nonostante lo scambio di battute ieri tra Letta e Angelino Alfano che in un'intervista a Il Foglio critica «l'insistenza» del premier «sul carattere di necessità del governo che presiede». «Entro certi limiti sono d'accordo, ma così il governo senza una sua missione autonoma». Alfano, insomma, non gradisce la presa di distanza di Letta dal concetto di pacificazione nazionale.

Conseguenze, insomma, potrebbero esserci soprattutto dentro il Pdl. Perché il Cavaliere potrebbe prendere le amministrative a pretesto per dare il via a quel restyling di cui ha discusso con Denis Verdini, Daniela Santanché e Daniele Capezzone durante le riunioni sarde. Che il clima sia piuttosto frizzante da giorni, d'altra parte, non è un mistero. Tanto che pare ci sia qualche tensione sulle questioni logistiche che accompagnano il trasferimento alla nuova sede di piazza in Lucina dove il Pdl si trasferirà a luglio: non solo perché magari c'è chi chiede una stanza più grande ma anche perché c'è chi non ha intenzione di vedere ridimensionati i propri uffici. Si vedrà. Il brutto risultato di ieri, invece, ha ridato fiato a chi pone il problema del doppio incarico di Alfano, vicepremier e segretario. Perché, obietta qualcuno, è impossibile fare bene entrambe le cose e dedicarsi a tempo pieno sia al governo che al partito. Si vedrà.

Di certo, invece, c'è che tra le opzioni del restyling c'è anche quella di dar vita ad un nuovo movimento senza chiudere i battenti del Pdl. Un movimento che dovrebbe avere il nome e il simbolo di Forza Italia. E viaggiare in parallelo con il Pdl. Chissà, forse più una suggestione che un'ipotesi concreta.

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