Euro, Prodi ci crede ancora: se usciamo finiamo come l'Argentina

L'ex presidente del Consiglio scopre l'acqua calda: "Se per rispettare il tetto magico del 3% ci preoccupiamo solo di comprimere deficit e non di far crescere il Pil, ci suicidiamo"

Euro, Prodi ci crede ancora: se usciamo finiamo come l'Argentina

Torna farsi vivo Romano Prodi. In un'intervista a tutto campo concessa a Repubblica l'ex presidente del Consiglio dispensa lodi e non lesina consigli a Metto Renzi: "E' la grande aspettativa di rinnovamento, ma non deve deluderla, deve fare in fretta ma deve soprattutto fare bene". E il primo punto su cui, a suo modo di vedere, deve centrare l'obiettivo, è in Europa: "Dobbiamo onorare il fiscal compact, ma non possiamo accettare che ci leghino le gambe e poi ci chiedano di correre". E su un punto specifico scopre l'acqua calda: "Se per rispettare il tetto magico del 3% ci preoccupiamo solo di comprimere il deficit e non di far crescere il Pil, ci suicidiamo".

Sul piano politico osserva: "Può darsi che il Pd abbia ancora la febbre, ma è l’unico partito vivo che c’è in Italia. Tutti gli altri sono crollati, e non esistono più forme minime di democrazia e di rappresentanza". E sottolinea: "Il nuovo governo ha obiettivamente aperto una speranza, e tutti dobbiamo crederci. Renzi ha un vantaggio: è la grande aspettativa di rinnovamento che c’è nella società italiana. Non deve deluderla". Il premier, continua Prodi, "può sfruttare quel misto di angosce e di speranza che attraversano l’Italia. Deve fare in fretta, ma deve soprattutto fare bene".

L’ex presidente riflette anche sulla diffusione nell’Unione del virus anti-europeista: "Solo la Germania ne è immune, perché la Merkel ha difeso soprattutto gli interessi tedeschi ed è diventata la padrona d’Europa". E sull’uscita dalla moneta unica dice: "Questo è un Paese senza memoria. Usciamo dall’euro, facciamo come l’Argentina: follie. Dal giorno dopo avremo Btp svalutati del 40%, tassi di interesse al 30%, Stato al collasso, banche fallite, dazi contro le nostri merci".

Poi si sofferma sui provvedimenti del governo, riflettendo anche sul lavoro: il problema per gli imprenditori non è l’articolo 18, "ma semmai una contrattazione più legata alle aziende e ai territori e una maggiore disponibilità su orari, turni, mansioni, gestione dei magazzini". E sulla scelta di tagliare l’Irpef sottolinea: "Renzi fa bene a concentrare tutti i benefici sui lavoratori". Infine si chiama fuori dalla corsa alla presidenza della Repubblica: "Nella vita ci sono tante gare, e per quanto mi riguarda quella del Quirinale è finita. Mi creda: the game is over".

Capitolo Quirinale: Prodi ci spera ancora dopo lo "scherzetto" dell'anno scorso, con i 101 del Pd che gli votarono contro? Lui prima di tutto chiarisce che, in realtà, i "franchi tiratori" furono 120. E sul suo futuro mette le mani avanti: Nella vita ci sono tante gare, e per quanto mi riguarda quella del Quirinale è finita".

E chiude con una battuta: "I tempi sono cambiati. il prossimo presidente della Repubblica finirà per dover condensare il suo messaggio in un twitter". Ma siamo proprio sicuri che il Professore non ci pensi davvero più al Colle?

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