Ferrara in piazza contro l'ingiustizia dei puritani

"Siamo tutti puttane", il direttore del Foglio in piazza contro la procura di Milano: "Basta Stato di polizia"

Ferrara in piazza contro l'ingiustizia dei puritani

Giuliano Ferrara, con il rossetto rosso, fa il suo ingresso in Piazza Farnese sulle note di Ruby Tuesday. Inizia così "Siamo tutti puttane", un happening organizzato dal Foglio contro l'"ingiustizia puritana". Tra la folla molti esponenti del centrodestra da Galan a Verdini, da Ronchi a Capezzone e la Polverini, ma anche Francesca Pascale. Sul palco, alle spalle del direttore, un cartonato di Berlusconi e una sagoma di Hosni Mubarak. Ferrara ha parlato per più di mezz'ora, durante la quale - tra una battuta e un richiamo - ha smontato l'impianto morale delle accuse nei confronti del Cavaliere.

Un Ferrara scoppiettante che ha imitato il celeberrimo "mi consenta" del Cav e ha attaccato senza mezzi termini le procure talebane che cercano di incastrare l'ex premier: "Essere Berluconi non è reato", ha tuonato. "Non siamo indignati permanenti, siamo scontenti. La nostra è una protesta civile - ha detto l'Elefantino -. Contro Silvio Berlusconi sono stati usati metodi e accuse talebani, incompatibili con una democrazia. Sia ben chiaro che Berlusconi non è certo un santo. Può accadere che faccia qualcosa che non va bene. Ma ha avuto una crisi matrimoniale e per aver ricevuto delle amiche è stato sottoposto ad indagini da stato di polizia. A ben vedere le carte non c’è nessuna accusa circostanziata contro di lui ed è molto grave che si vogliano denunciare 32 testimoni favorevoli al leader del Pdl". Poi infiamma la piazza: "Non potete trasformare in reato un comportamento che onora lo spirito italiano, brutti puritani che non siete altro! Berlusconi è un outsider, non piace a certi poteri che vogliono eliminarlo. Non riuscendo a sconfiggerlo politicamente hanno cercato di farlo fuori in modi extra politici. Hanno trovato un tribunale talebano per farlo fuori."

Poi Ferrara ha passato la parola a Daniela Santanchè: "Io sono qua perchè abbiamo un uomo coraggiaso: Giuliano Ferrara. Quando hanno letto la sentenza mi sono vergognata di essere italiana. Hanno condannato a morte Silvio Berlusconi, l'interdizione a vita, per un politico, è una condanna a morte. Ci dobbiamo svegliare dal torpore, tornare in piazza per impedire che Berlusconi venga messo in galera senza giustizia". Dopo la Santanché tocca ad Anselma Dell'Olio, moglie di Giuliano Ferrara, che attacca "le false femministe" di Se non ora quando: "Povere signore illuse, rivolgetevi contro i ruderi di maschi di sinistra che avete in casa. Le Olgettine sono meglio e meno ipocrite di quelle che si fanno scopare gratis dai parrucconi di sinistra sposati.

Ma finiamola di farci ossessionare dal pisello di Berlusconi!". Un capannello di giornalisti ha assediato al fidanzata del Cav: "Mi sento offesa dalla magistratura, la giustizia in Italia non esiste", ha risposto ai cronisti Francesca Pascale.

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