Salvate il bambino Leonardo. Bisogna salvarlo dai suoi salvatori. Stanno lottando tutti come leoni per il suo bene. Il suo bene? La vita di questo bambino di soli dieci anni, diciamo almeno dall'età della ragione, diciamo dalla prima elementare, è da trattato speciale sull'educazione: tutto, ma proprio tutto quello che non si deve fare per la serenità del bambino e per la sua crescita armoniosa.
Sul destino di Leonardo grava da sempre una mole spropositata di carte bollate (papà avvocato, mamma farmacista: facile immaginare il dinamismo legale). Negli ultimi mesi, l'accelerazione. Tra agosto e settembre, due tentativi di prelevarlo dalla casa materna, lui che corre a nascondersi sotto al letto, gli agenti che sollevano il letto e accerchiano il latitante, lì attorno il partito di mamma che urla contro la vergogna, fuori il papà che attende la piena soddisfazione delle proprie ragioni giudiziarie. Il crescendo tocca l'acme l'altro giorno, quando il mondo assiste in video al prelievo forzoso in campo neutro, Leonardo trascinato via come uno straccio, i compagni pietrificati alle vetrate della scuola.
Sembrava che lo sdegno seguito a quegli attimi insopportabili riuscisse quanto meno a premere il pulsante stop sulle imperdonabili offese inferte a un innocente. Ma col passare delle ore è evidente l'errore di valutazione. Provo a mettere ordine nel caos delirante, messo in piedi sempre per il bene del bambino (qui sono tutti molto sensibili alla sua felicità, come dimenticarlo). Sul fronte istituzionale, in Procura stanno visionando un secondo video, meno di parte (magari in questo si vede Leonardo che se ne va esultando, tentando di abbracciare per la gioia i poliziotti). Sempre in Procura è già arrivata una segnalazione della Questura contro nonno e zia, accusati di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Intanto il questore Montemagno, come un generale in battaglia, è molto fermo nella difesa dei suoi uomini, «che hanno tenuto un comportamento cristallino» (signor questore, ma almeno un altro aggettivo proprio no?).
Questo nei palazzi. Sulla pubblica piazza, per il bene di Leonardo, gettano tutti il cuore oltre l'ostacolo. La mamma, tutt'altro che rassegnata a perdere il personalissimo derby col marito, annuncia un esposto contro lo psichiatra che ha fatto da consulente per le decisioni del giudice, nonché un nuovo ricorso (come numero, siamo al record) contro l'affidamento di Leonardo al padre. Attorno alla madre c'è una folla schiumante indignazione che si ritroverà domani sera per una fiaccolata. Nell'attesa, l'ispettrice di polizia presente alla brillante operazione si è vista sommersa di insulti e minacce, trovandosi costretta a tenere a casa da scuola i bambini suoi (più avanti, con calma, sarebbe interessante sapere come si possa spiegare una vicenda simile a questi e a tutti i bambini d'Italia).
Nel lugubre clima da guerra mondiale, brilla per misura, ma anche per capacità di puntare il nodo centrale, la lettera della preside al Procuratore: senza entrare - giustamente - nel merito di un matrimonio in fiamme, esprime il più sincero «rammarico solo per i modi». Questa la verità: non è la solita lotta tra due genitori, chi ha ragione e chi ha torto, a suscitare tanta emozione, ma solo e semplicemente il metodo di prelievo del bambino. Certo che sì, è il metodo truculento e impietoso a trasformare la penosa storia di Leonardo in uno scandalo nazionale, non altro. È la violenza sul marciapiede, con una giustizia che dovrebbe mettere al centro l'intangibilità e la sacralità di quella creatura, ma che in realtà le infligge la peggiore delle umiliazioni.
Purtroppo è evidente: l'intero sistema che regola i matrimoni sfasciati appare malato e inadeguato, perché sfoga tutti i veleni sui figli. La sola idea di contendersi un bambino davanti ai giudici, come fosse una proprietà immobiliare o un'eredità, come un terreno o come un conto in banca, sostenendo i propri diritti a suon di porcherie e di bassezze sul coniuge antagonista, è disumana. Qui tutti combattono a mani nude, tutti tirano dalla propria parte, nessuno arretra di un centimetro. E Leonardo sta in mezzo, sotto choc, accasciato al suolo.
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