Finalmente Gianfranco Fini spiega perché non ha lasciato il posto da presidente della Camera, come promesso il 24 febbraio 2011. "Non mi sono dimesso per non mettere l’Istituzione da me presieduta alla prova", ha detto il leader di Fli al Corriere.it. Una spiegazione che non convince, per quanto lui sostenga di averci "pensato a lungo, anche perché il ruolo del presidente della Camera limitava il mio ruolo politico". Insomma, non si è dimesso non perché attaccato con le unghie alla poltrona, ma "per spirito di servizio". E anzi ne è stato danneggiato: "Per il mio interesse politico se mi fossi dimesso sarebbe stato più facile, sarei stato molto meno ingessato. Ma c’era il dovere di preservare le istituzioni".
Fini sostiene, tra l'altro, di aver sempre svolto il suo lavoro come rappresentante del Parlamento e non come leader di una forza politica: "Sono stato molto contestato dal Pdl, ma mai per come ho presieduto l’Aula, ho sempre adempiuto al dovere di imparzialità". Però critica Antonio Ingroia: "Un magistrato se decide di candidarsi lo può fare, ma non deve tornare a fare il magistrato. Perchè candidandosi si dichiara di parte".
E, come se non bastasse, il leader di Fli si scorda dei privilegi di cui godono gli ex presidenti della Camera: "Non sono a conoscenza di prerogative e privilegi", ha risposto a un lettore, "non mi sono preoccupato di saperlo, appartamenti di sicuro non ce ne sono, comunque andrò a verificare e vi farò sapere".
Eppure neppure un anno fa, il 29 marzo 2012, fu proprio Fini a presiedere la riunione dell'ufficio di presidenza di Montecitorio che limitò i benefit per gli ex presidenti (un ufficio, un collaboratore e l’uso di un’autovettura anche se non in via esclusiva) a "soli" 10 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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