Fitto condannato e Vendola assolto dalla gip di famiglia

Il governatore fu scagionato da una giudice amica di sua sorella. L'ex ministro non ha quella fortuna

Fitto condannato e Vendola assolto dalla gip di famiglia

Ci sono politici e politici, sorelle e sorelle, magistrati e magistrati. Soprattutto a Bari. Fra i pm alcuni indagano il politico eccellente (l'ex governatore Fitto) e poi si buttano in politica (il pm Nicastro, diventato assessore con Vendola). Altri (il gip Susanna De Felice) pur frequentando assiduamente la sorella (Patrizia Vendola) di un indagato (Nichi Vendola) non sentono il bisogno di astenersi dal giudicarlo. Altri ancora, dopo aver indagato su Fitto, a detta dello stesso ex ministro hanno fatto carriera anche dentro quel Csm prossimo a trasferire la pm (Di Geronimo) che ha osato indagare su Nichi, chiedere 20 mesi di condanna, protestare per l'amicizia fra la gip e la sorella del governatore.

Tutto questo per dire che la condanna di Raffaele Fitto a 4 anni per corruzione, abuso d'ufficio e finanziamento illecito insieme all'imprenditore Giampaolo Angelucci del gruppo Tosinvest (3 anni e 3 mesi), non solo grida vendetta. Ma solleva perplessità su certe sentenze a orologeria, a ridosso del voto, e su certe commistioni fra toghe e politica evidenziate dal settimanale Panorama con un'inchiesta sulle «amicizie pericolose» della sorella del leader di Sel non solo con la gip che le ha assolto il fratello ma anche con la pm (Pirrelli, moglie del dell'ex pm, senatore pd, Carofiglio) che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione. Ma dicevamo di Fitto, e di Angelucci. La seconda sezione del tribunale penale di Bari ha sancito che Fitto «è un emerito cretino» (il copyright è dello stesso ex ministro Pdl) perché si sarebbe fatto dare da Angelucci una tangente da 500mila euro non dentro una valigetta, in contanti, su conti criptati o estero su estero. Ma facendosela accreditare con bonifico bancario prima di iscriverla regolarmente a bilancio come contributo elettorale per la lista collegata «Puglia prima di tutto». Una follia. L'autocertificazione di una tangente, dichiarata pubblicamente da chi eroga la dazione e da chi la riceve, inviata alla Camera e approvata dalla Corte dei conti, qualche dubbio avrebbe dovuto sollevarlo. Si dirà: ma la gara d'appalto per l'appalto sulla gestione di 11 Rsa (residenze sanitarie assistite) è stata viziata. No, non è così. Per i giudici è stata assolutamente regolare, così come la nomina dei componenti della Commissione. Perfino il dirigente responsabile dell'appalto alla fine è stato assolto.

Incassata la condanna l'ex presidente della Puglia se l'è presa sarcasticamente con la (sua) sorella «che non ha amici tra i giudici di Bari» al contrario di Patrizia Vendola il cui fratello (che ha querelato Panorama, il settimanale ha risposto confermando tutto, compresa l'intervista registrata alla sorella) si dimostra da sempre bene informato delle riservatissime cose giudiziarie: nel 2005 alla tv locale Telerama anticipò l'apertura di un'inchiesta appena avviata proprio su Fitto, anni dopo al suo assessore Tedesco rivelerà i contenuti di delicate intercettazioni coperte dal segreto. Altri tempi. Più di recente la sorella del Narratore delle Puglie è stata ascoltata a Lecce sui rapporti con la gip De Felice. Ai pm avrebbe ammesso di conoscerla dal 2004, di aver condiviso feste e amici, di averla incontrata almeno una volta al mese: che fa cinquanta volte fino al 2009, dopodiché «al massimo cinque o sei volte». Patrizia Vendola ha ricondotto l'acrimonia della sua ex amica pm Di Geronimo al mancato intervento presso il fratello che avrebbe dovuto prendere provvedimenti contro l'ex direttore del policlinico barese dove lavorava l'ex compagno della stessa Di Geronimo. Ai pm leccesi Patrizia ha negato di essere stata a casa della gip, non ricorda bene, «ho improvvisi vuoti di memoria».

E Nichi e la gip si sono mai incontrati? Patrizia non lo esclude: «Forse alla festa per i miei 40 anni, in una discoteca di Bisceglie del 2005. Oppure per i festeggiamenti dei miei 42 anni in una masseria di Monopoli». E tra una festa all'altra, in attesa di ulteriori toga-party, la festa l'hanno fatta a Fitto.

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