Gaffe di Marino, deride i precari assunti da Alemanno

"Posti per ottenere voti". Ma era un cavallo di battaglia della sinistra

Il candidato sindaco di Roma per il centrosinistra, Ignazio Marino
Il candidato sindaco di Roma per il centrosinistra, Ignazio Marino

Roma - Appena scaricato da Grillo, Stefano Rodotà ha trovato un altro sponsor. Ignazio Marino l'ha votato per il Colle, lo ha difeso contro il suo stesso partito e da giorni non fa mistero di apprezzarlo e ammirarlo. E questa ammirazione sembra ricambiata. Segno che la campagna elettorale del chirurgo sempre sorridente continua a muoversi non sulla scia ma parallelamente a quella dei democrat romani. E questo perché il luminare genovese, prima di dare retta ai desiderata dei suoi stessi sostenitori, preferisce seguire le ricette che sottobanco gli propone Goffredo Bettini, da quasi un quarto di secolo vero king maker capitolino. Ecco che i temi più scivolosi, come ad esempio quelli sui nuovi diritti, trovano una sponda accogliente in quel di Sel, il partito della sinistra che ha bocciato le larghe intese.
Ora tutto è più semplice: è più facile, infatti, mugugnare contro il governo e ricevere l'endorsment convinto della Camusso, leader di quella Cgil che, piuttosto che applaudire lo sforzo del Campidoglio quando (notizia di ieri) annuncia la stabilizzazione di 106 precari, preferisce il silenzio mentre Marino tuona alla nuova infornata di assunzioni «elettorali» da parte della giunta. Non essendo vissuto a Roma, però il luminare genovese ignora la travagliata storia dei precari dell'ex Urbe. «Tanti della sinistra, che ora polemizzano - replica Luciano Ciocchetti, candidato vicesindaco in ticket con Alemanno - quattro anni fa erano andati a portare la loro solidarietà sotto il Colosseo ai lavoratori dell'ex Urbe che manifestavano per la privatizzazione della loro società e chiedevano a Comune, Provincia e Regione di assorbirli nei loro enti. Molte istituzioni si impegnarono ma solo Alemanno ha stabilizzato i precari compiendo un atto di giustizia e mantenendo la parola data».
Marino incassa anche l'appoggio indiretto di Alfio Marchini. L'imprenditore romano ha infatti rotto gli indugi spiegando che per il ballottaggio serve un cambio di passo e una forte «discontinuità» con l'amministrazione attuale. Per formalizzare l'apparentamento vero e proprio in vista del ballottaggio è comunque presto, aggiungono dal suo comitato elettorale. Però Marchini ha messo sul tavolo a disposizione dei candidati un piano in 12 punti per il rinnovamento della città (dalla grande manutenzione di strade, scuole e edifici ai progetti per la cultura e per lo sport, dal vigile di quartiere al fondo per la disabilità e la fragilità sociale, fino allo sviluppo e diffusione della banda larga). «Chi li farà propri meriterà il nostro voto», ha sintetizzato. «Credo che l'appello di Marchini per la discontinuità - replica il sindaco - debba essere accolto da tutti. Noi rivendichiamo quanto abbiamo fatto ma stiamo lavorando per la discontinuità e riteniamo che nuovi elementi su gestioni e proposte devono arricchire questo ballottaggio e li presenteremo».
E intanto il sindaco incassa una buona notizia: in vari municipi della città ieri si sono registrate code per il rinnovo della tessera elettorale.

«È un buon segno - commenta Alemanno - speriamo che la gente capisca che l'atteggiamento più sbagliato è quello di non andare a votare e di lasciare che la città venga gestita da chi è stato scelto da una minoranza di romani».

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