Roma - Dodici linee guida, poco più di un manifesto, ma è appena abbozzata la riforma della giustizia più volte annunciata dal premier per fine giugno. La soluzione delle questioni più delicate come intercettazioni e Csm slitta ancora, mentre al consiglio dei ministri, iniziato con 2 ore e mezza di ritardo, si capisce subito che la svolta ancora non si vede.
«Per 2 mesi vogliamo discutere della giustizia - dice Matteo Renzi- in modo non ideologico, questa è la nostra scommessa. Dopo 20 anni di liti, sarà una discussione la più filosofica, concettuale e astratta, prima di approvare la riforma per coinvolgere l'Italia su questo tema. Basta carriere basate sulle correnti, ma la riforma del Csm si farà dopo le elezioni». Il premier ha parlato a Palazzo Chigi con il ministro Andrea Orlando del piano giustizia, ma le difficoltà rimangono tante. «Al termine dei mille giorni delle riforme - dice- avremo il processo civile in un anno per il primo grado». Mentre parte il processo telematico, si annuncia un ddl delega quadro per semplificare il processo civile e dimezzare l'arretrato dei 5 milioni di processi pendenti con misure per trasferirli in sede arbitrale. Si parla anche di un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati per ridefinirne i casi, superare il filtro di ammissibilità e il sistema di rivalsa dello Stato sulla toga colpevole. E poi, nuove norme su autoriciclaggio, corruzione e concussione, falso in bilancio.
«Non titoli, ma argomenti importanti - assicura il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri - per rivoluzionare il sistema: riforme in favore del cittadino, per una giustizia veloce, più rapida e di qualità». Dice che il governo non fa «alcuna marcia indietro, anzi vuole compiere grandi passi in avanti». Ferri è un giudice e precisa che «la produttività dei magistrati è la più alta in Europa», ma bisogna «semplificare il processo civile, evitando scambi di memorie inutili e sperimentare forme alternative alla giurisdizione, come la mediazione». Anche sul penale tutto è rinviato a settembre, l'esecutivo parte dal suo ddl su autoriciclaggio, corruzione e concussione, falso in bilancio. Quest'ultimo è al centro di polemiche. Nel governo il ministro dello Sviluppo Federica Guidi ha esposto le preoccupazioni di industriali e imprenditori su nuove norme che per combattere anche la corruzione espongano le società a gravi rischi, magari per errori di un commercialista. A via Arenula avrebbero recepito il messaggio e Ferri concorda che si diversificherà tra grandi e piccolo-medie imprese, perché è «più facile» che manovre per creare fondi neri le facciano le prime. Poi spiega che il governo vuole «una concertazione con gli operatori per arrivare a testi condivisi e comunque efficaci e seri».
Magistrati e avvocati, infatti, non vogliono rimanere fuori. «Dev'essere una riforma del processo e non del giudice - avverte il segretario dell'Anm Maurizio Carbone -, il tema principe è la prescrizione». Le toghe, assicura, non si metteranno per traverso, ma non si procede con «blitz» come l'emendamento Pini su responsabilità dei magistrati. Anche gli avvocati mettono paletti e rilanciano la separazione delle carriere. Per il presidente dei penalisti Valerio Spigarelli, «una vera riforma non può solo ritoccare falso in bilancio e prescrizione. Serve un giudice terzo».
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