Il governo accelera sul caso Trentini

Vertice a Palazzo Chigi per il cooperante arrestato senza accuse in Venezuela

Alberto Trentini
Alberto Trentini
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Sono ore di speranza e di apprensione per la famiglia di Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato il 15 novembre scorso a Caracas senza alcuna motivazione.

Le trattative delle scorse settimane sembrerebbero aver subito un'accelerazione negli ultimi giorni. Qualcosa si starebbe muovendo tra i contatti attivati dalla Farnesina e da Palazzo Chigi, che attendono qualche notizia in più dal Venezuela. Ma la cautela è massima, con il governo che chiede alla stampa di «mantenere la massima discrezione al fine di favorire il buon esito della vicenda». Ieri mattina c'è stata riunione sul caso a Palazzo Chigi, presenti il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dell'Interno, Matteo Piantedosi, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano, i vertici dell'intelligence e il capo della Polizia Vittorio Pisani. Durante il vertice Tajani ha telefonato alla madre di Trentini per esprimere la vicinanza delle istituzioni e per rassicurarla sugli sforzi

in corso per il rilascio del cooperante nei tempi più brevi possibile. La Farnesina e l'ambasciata italiana a Caracas, ribadisce ancora una nota di Palazzo Chigi, stanno seguendo il caso «con la massima attenzione fin dall'inizio, attivando tutti i canali possibili per garantire una soluzione positiva e tempestiva». È stata chiesta una visita consolare per Trentini, ha riferito Tajani, ma nel frattempo, ha detto, «ci è stato assicurato dall'ambasciata del Venezuela in Italia che è in condizioni di salute buone».

Il 45enne di Venezia, che si trovava nel Paese di Maduro da ottobre con la ong Humanity & Inclusion che fornisce assistenza a persone con disabilità e ai fragili, era stato fermato a un posto di blocco mentre stava andando in missione a Guasdalito, insieme con l'autista della ong. Sul suo telefono era stato trovato, a quel che filtra, qualche post critico col governo e null'altro. Trentini non è riconducibile ad alcun movimento o gruppo politico di opposizione, il suo arresto arbitrario e strumentale si somma a quello di altri sette cittadini italo-venezialeani recentemente fermati e

detenuti. «Stiamo lavorando per cercare di farli uscire tutti dal carcere, perché si parla di uno perché è soltanto cittadino italiano, ma sono altri sette che hanno il passaporto italiano e noi stiamo lavorando per liberarli», ha detto ancora Tajani. «Non è sempre semplice - ha chiarito - perché come sapete il governo venezuelano ha deciso anche di ridurre le rappresentanze diplomatiche sia venezuelana in Italia sia quella italiana in Venezuela».

Una mossa che ha certamente complicato le interlocuzioni in un Paese dove i contatti tra diplomazie sono essenziali per risolvere casi come questo.

C'è poi il mancato riconoscimento della rielezione di Maduro da parte di Roma, e le parole molto dure della premier Meloni nei confronti del governo venezuelano. Una posizione in linea con quella degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, e del Parlamento europeo.

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