- Una ragazza yazida, rapita in Iraq dallo Stato Islamico dieci anni fa, è stata ritrovata nella Striscia di Gaza. L’hanno costretta a sposare da bambina un alto funzionario di Hamas, ucciso nei bombardamenti da Israele. Lei, quando ha visto i militari israeliani, si è avvicinata, ha parlato loro in inglese, ha chiesto aiuto ed è stata salvata dalla schiavitù e riportata, grazie agli Stati Uniti, a casa. La domanda è questa: ma come è possibile che l’Onu, l’Unwra e tutti i funzionari occidentali che entrano e escono dalla Striscia di Gaza non si siano mai accorti della condizione di schiavitù in cui viveva Fawzia Sido?
- Le parole di Nicola Morra su Marco Bucci, candidato da malato oncologico alla guida della Regione Liguria, sono banalmente vergognose. Non c’è bisogno di commentarle: un tumore non definisce un buon amministratore. Fossi in lui, piuttosto, mi preoccuperei che a detta dei sondaggi gli elettori preferiscano un “malato” a uno sano come lui. Un motivo ci sarà, no?
- Nicola Gratteri non è il nostro cup of tea, visto il suo populismo giudiziario che ci ha abituati a grandi retate e lunghe conferenze stampa, salvo poi non raccogliere così tante condanne in Tribunale. Sulle case popolari, però, ne dice una giusta: spesso la gestione di questi immobili occupati finisce nelle mani della malavita, sia essa organizzata o meno, e diventa un racket. “Il discorso delle case popolari è ampio, vecchio e annoso e riguarda le grandi metropoli, le grandi città ad alta densità di criminalità organizzata. Spesso si trovano nelle indagini di mafia, ci imbattiamo in blocchi di edifici di edilizia popolare gestiti dalle mafie o gestiti dalla criminalità organizzata - ha detto - È anche una forma di esternazione del potere, non è solo un fatto economico. Intervenire anche su questo tipo di reati per noi è importante, è un segnale di libertà per la gente e capire che i mafiosi non possono controllare indisturbati il territorio”. Lo diciamo anche ad Ilaria Salis secondo cui le occupazioni sono “l’unica politica abitativa” seria in questo Paese?
- Libero sostiene che l’Aler stia dando la caccia a Ilaria Salis per cercare di notificarle il presunto debito da 90mila euro. Solo che alla residenza indicata lei non si trova mai. Ora, vero o non vero mi chiedo: ma è mai possibile che un’azienda pubblica non riesca a intercettare una signora che di mestiere fa l’Eurodeputata ed è sui giornali un giorno sì e l’altro anche? Se non riesce con lei, figuratevi con chi è totalmente sconosciuto.
- Gran caos a Repubblica. Exor ha deciso di silurare Maurizio Molinari e di mettere Mario Orfeo al suo posto. Se ne va anche John Elkann, che lascia la poltrona di presidente. Molinari paga il clamoroso sciopero di due giorni indetto dal Cdr proprio durante l’evento sulla tecnologia a cui Elkann teneva tanto, visto l’annuncio della collaborazione con OpenAI e l’intervento di Sam Altman. Cambierà qualcosa? No. Molinari non aveva inciso granché sul quotidiano e tutto sommato Orfeo è uno buono per tutte le stagioni. Fa impressione, tuttavia, che il quotidiano che aveva conosciuto solo Scalfari ed Ezio Mauro per 40 anni, abbia dato il via ad un gran valzer in panchina: in 8 anni, 4 direttori. Manco Zamparini al Palermo.
- Il Trentino Alto Adige non intende applicare la direttiva del ministro Valditara sul voto in condotta. L’assessore all’istruzione spiega che in Provincia, che è autonoma su certe cose, hanno una valutazione sulla “capacità di relazione” e si preferisce educare anziché punire. Bello, a parole. Ma le evidenze ci insegnano che non funziona. I bambini vanno educati a capire che ogni loro azione comporta un effetto: se ti comporti male, non segui, insulti i compagni o aggredisci gli insegnanti, è bene che tu venga rimandato. Ne va della tua capacità relazionale nella società.
- L’Ordine dei giornalisti può spiegarmi perché Repubblica può titolare “binario morto”, con poco rispetto, diciamo così, di chi veramente ci è crepato in un incidente stradale; mentre “patata bollente” non va bene?
- Ricordo le enormi polemiche quando il Giornale pubblicò il Mein Kampf in edicola. Pur spiegando che era un modo per “conoscere per rifiutare”, per “capire” quel testo in modo che “non torni più”, questo quotidiano venne sommerso di critiche: comunità ebraica, Renzi, Boldrini, commentatori, intellettuali. Oggi che Stefano Massini, uno che piace alla gente che piace, porta lo stesso testo a teatro, nessuno si scandalizza. Lui parla di “esperimento di conoscenza”, sostiene che quel libro è “un romanzo di formazione” e tutto tace. Potrebbe almeno ammettere di aver copiato l’idea.
- Volete sapere perché la gente compra meno auto e quindi, di conseguenza, meno auto elettriche? Semplice: perché il costo medio è salito a 29mila euro dunque il ceto medio preferisce rifugiarsi sull’usato, che pure sta mantenendo prezzi elevati, dove non si trovano (ancora) tanti mezzi a batteria. Da qui se ne deduce che il problema non sono le sovvenzioni cinesi alle aziende di auto elettriche, fondi che hanno permesso loro di produrre mezzi garantendo prezzi inarrivabili. “L’Europa è aperta alla concorrenza ma non a una corsa al ribasso”, aveva detto Ursula von der Leyen un anno fa. “I mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi a basso costo, il cui prezzo è mantenuto artificialmente basso da massicci sussidi pubblici”. Il problema è che siamo di fronte ad un cane che si morde la coda. Se non imponiamo dazi, al fine di raggiungere gli scopi europei del Green Deal i consumatori saranno portati a comprare solo auto cinesi, visti i prezzi. Il che ucciderà la nostra industria, già morente.
Se invece imponessimo dei dazi (è previsto per domani un voto dei 27) non risolveremmo il problema “verde”: gli automobilisti continuerebbero a non comprare le auto elettriche “europee” perché troppo costose. Di questo, i signori di Bruxelles, a quanto pare non si sono preoccupati. Tanto mica è un problema loro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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