Il copione recitato da Beppe Grillo ha alcune parti fisse, come l'apologia dell'anti politica, lo spregio per le istituzioni e l'elogio della democrazia liquida, e altre che tara a seconda della platea a cui si rivolge. Così, scopiazzando a destra a manca dai programmi degli avversari, porta in giro per le piazze di tutta Italia lo Tsunami Tour. Il risultato è garantito: gli italiani, avviliti da tredici mesi di governo tecnico, vessati dal Fisco e feriti dalla crisi economica, sono tentati da un voto di rottura. Tuttavia, per evitare che emergano tutte le contraddizioni presenti nel suo programma, il guru a 5 Stelle sfugge le telecamere e si nega ai giornalisti.
L'intervista negata all'ultimo momento non è che il tassello di un'ampia strategia mediatica che mira a demonizzare la stampa, creare un asse profondo con la gente che incontra nelle piazze e prendere la distanze dalla "vecchia" politica. Quello che Grillo recita è un vero e proprio copione. Silvio Berlusconi non ci va nemmeno troppo per il sottile nel descrivere il leader del Movimento 5 Stelle. Lo definisce come "fenomeno da baraccone", un "istrione abituato al grande pubblico", "un professionista con un copione ben preparato". È un uomo di teatro che in Val di Susa soffia sull'odio antagonista contro l'alta velocità, nel Nord Est sofferente per l'eccessiva pressione fiscale attacca Equitalia, il redditometro e l'Agenzia delle Entrate, in Sicilia accusa il governo centrale per aver abbandonato le politiche sociali per rilanciare il Meridione. È un pastone ideologico che punta a rosicchiare voti alla sinistra e al centrodestra. "Vedo in lui un pericolo che sottrae voti ai moderati e fa vincere la sinistra", ha ammesso stamattina lo stesso Berlusconi.
Perché il teatrino continui a funzionare, Grillo non può farsi smascherare. Sotto il fuoco incrociato di un'intervista televisiva il guru pentastellato si rivelerebbe per quello che è e il programma del M5S mostrerebbe falle vertiginose e un'inconsistenza senza precedenti. "In tv noi non ci andiamo, lo lasciamo fare ai politici. Io li vedo nei talk show, e dico che io lì non ci vado. Noi non abbiamo bisogno delle tv. Noi andiamo in piazza, dove loro non vogliono venire", ha spiegato Grillo in piazza De Ferrari a Genova, parlando davanti ad alcune migliaia di persone. Il "no" a Sky Tg24 a ridosso dalle elezioni politiche ha creato un caso mediatico. "È stato un rifiuto antidemocratico", ha commentato la direttrice Sarah Varetto accusando il comico di non rispondere "al bisogno corretto di dare informazioni ai cittadini che andranno a votare". In realtà il Movimento 5 Stelle ha successo per il disgusto degli italiani per la politica e per un incantesimo comunicativo costruito abilmente da Gianroberto Casaleggio. Secondo Giovanni Favia, dissidente espulso dal movimento, è stato proprio Casaleggio a convincere Grillo a non farsi intervistare da Sky: "Oormai stanno facendo il pieno di voti e non gli avrebbe giovato. Le televisioni mandano a reti unificate i suoi comizi, che bisogno ha di dare interviste?". Ma dietro c'è qualcosa di più.
Per Favia, Grillo evita le domande perché "spezzerebbero l’incantesimo" e verrebbero fuori "le contraddizioni" di un movimento che "mette sotto uno stesso ombrello un elettore di estrema destra, un moderato e un elettore di sinistra. C’è qualcosa che non va. Il futuro parlamentare M5s come rappresenterà tre sensibilità così diverse?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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