Il Movimento 5 stelle, che per primo halanciato il nome di Stefano Rodotà per il Quirinale, è visibilmente soddisfatto del risultato ottenuto: 240 voti, ben al di sopra dei voti a 5 stelle (162) e di Sel (45). Un segnale evidente che il nome di Rodotà ha fatto breccia in seno al Pd, spaccando il partito e contribuendo alla disfatta di Franco Marini (e ovviamente in primo luogo di Bersani). Vito Crimi, capogruppo grillino al Senato: "Rodotà è il candidato di tutti - sostiene - il Pd non ha chiuso la porta in faccia a noi, ma al Paese. E' stato votato non solo dai nostri candidati ma anche da altre 80 persone, quindi è un segno forte che è una persona di alto profilo. Chi vuole Rodotà lo voti perché lo ritiene un buon presidente della Repubblica e non perché ciò consente altre manovre, perché altrimenti entriamo nella logica dell’accordo che a noi non ci compete e che vogliamo scardinare". Per Crimi "l’elezione del presidente della Repubblica non deve essere uno scambio per altre cose". Un concetto che Crimi ha poi ribadito nella dichiarazione che ha rilasciato in piazza Montecitorio, dove è andato, insieme alla capogruppo M5S alla Camera, Roberta Lombardi, a incontrare i manifestatnti pro-Rodotà: "Non possiamo condizionare la nostra scelta in funzione di scelte successive", ha spiegato con riferimento agli accordi per un eventuale futuro governo.
Roberto Fico, deputato M5S, incalza i vendoliani: "Voglio fare un appello a Sel e a Nichi Vendola. Il nostro nome per il Quirinale è Stefano Rodotà, votatelo come avete fatto oggi fino alla fine, siate coerenti". E sulla prima fumata nera commenta laconico: "Il risultato di queste prime votazioni ci dicono chiaramente che con la sconfitta di Franco Marini è stata sconfitta anche la cultura dell’inciucio".
E va avanti spiegando la strategia dei 5 Stelle: il Movimento 5 stelle voterà a oltranza il proprio candidato al Colle, Rodotà, anche dalla quarta votazione in poi. E se spuntasse il nome di Romano Prodi? Prodi potrà essere votato "solo se tutti i candidati M5S prima di lui nella rosa delle Quirinarie dovessero rinunciare" ha spiegato Fico.
Dalla provincia di Gorizia Beppe Grillo tuona contro Bersani: "Noi con il Pd non facciamo nessun inciucio e nessun tipo di accordo.
Seguiamo il nostro programma, ma l’incandidabilità di Berlusconi la votiamo insieme in Parlamento. Cominciamo così oppure togliamo il Porcellum in due minuti. Il Parlamento - ha precisato Grillo - può legiferare. Bersani è complice di questo sistema che ha bloccato la democrazia in questo Paese".
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