Va bene tutto, anche credere alle sirene. Ma offendere la memoria dei diciannove italiani (ma anche dei nove iracheni) morti a Nassiriya dieci anni fa è semplicemente vergognoso. Purtroppo, invece, è accaduto. In parlamento. La deputata del Movimento 5 Stelle Emanuela Corda ha scelto la commemorazione in Aula del decennale della strage per rivolgere un pensiero anche a chi era alla guida del mezzo imbottito di esplosivo che la provocò. Come se qualcuno, per commemorare le vittime della Seconda guerra mondiale, rivolgesse un pensiero commosso ai criminali nazisti. Tanto per fare un esempio.
"Nessuno - osserva la deputata nel suo strampalato intervento - ricorda il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage. Quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice". Come riporta il resoconto stenografico dei lavori in Aula, a quel punto si sono levate le "proteste dei deputati del gruppo Fratelli d’Italia" mentre la deputata del M5S avverte che "l’aspetto più drammatico della strage di Nassiriya è che, a nostro parere, non fu uno scontro tra buoni e cattivi, non fu un attacco di militari che fecero strage di civili inermi. Da una parte e dall’altra, infatti, vi erano delle vittime, e i responsabili politici e morali, i mandanti di quella strage non sono mai stati puniti". GUARDA IL VIDEO
Ma torniamo un attimo a quel maledetto 12 novembre di dieci anni fa. L'uomo che si fece esplodere, Abul Qasem Abu al-Leil, guidò l'autocisterna forzando, ad alta velocità, l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità specializzata multinazionale), nella città di Nassiriya (Iraq). Con lui, a bordo, c'era un altro terrorista. I due fecero esplodere una bomba il cui peso fu stimato tra i 150 e i 300 chilogrammi.
Secondo la deputata pentastellata il kamikaze era mosso da "una ideologia criminale che lo aveva convinto che quella strage fosse un gesto eroico e lo aveva mandato a morire, non è escluso che come tanti kamikaze, quel giovane fosse spinto dalla fame, dalla speranza che quel suo sacrificio avrebbe fatto vivere meglio i suoi familiari che spesso vengono risarciti per il sacrificio del loro caro".
Il messaggio della Boldrini
Siamo qui a ricordare "il decimo anniversario del barbaro attentato terroristico di Nassiriya" in cui rimasero "uccisi 19 cittadini italiani e 9 iracheni", ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, commemorando nell’aula di Montecitorio le vittime della strage. Questa mattina, aggiunge, "ho partecipato alla Messa in suffragio di tutti i caduti in missioni internazionali. Ho incontrato i familiari" delle vittime, "persone che stanno pagando un tributo altissimo in termini sofferenza e dolore" e a cui "lo Stato" non deve mai far mancare la propria vicinanza. Rendiamo "omaggio a tutti italiani che hanno perso la vita in altri paesi nell’adempimento del loro dovere. Un ringraziamento va alle nostre Forze armate per il loro spirito di dedizione e sacrificio".
L'ex ministro della Difesa Martino
"Il 12 novembre 2003 - ricorda Antonio Martino nel suo intervento in aula - resterà sempre scolpito nella mia memoria. Appreso della tragedia, mi sono recato a riferirne al Senato e, al termine del mio intervento, il Senato tutto si levò in piedi e tutti, tranne i senatori di Rifondazione Comunista, applaudirono. Non applaudivano il mio discorso, che era rimarchevole soltanto per il tragico contenuto, non applaudivano la mia modesta persona né il Ministro della difesa, applaudivano per testimoniare che l'Italia esiste, tutta, è unita, non importa di quale opinione politica fosse, si riconoscevano tutti nella gratitudine e nell'affetto per i nostri militari" .(Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia)... Essi non sono caduti invano. Improvvisamente, sia al Senato, sia alla Camera, sia nel Paese gli italiani scoprirono di far parte della medesima nazione, i muri di Roma, che erano tappezzati di bandiere della pace il giorno prima, il giorno dei funerali erano ricoperti di bandiere italiane. L'altare della patria era ricoperto di fiori. Io sentivo dentro di me prorompente la gratitudine per coloro che si erano sacrificati per la nostra sicurezza e per la sicurezza del mondo. Ricordarli tutti sarebbe impossibile, ma fra i tanti caduti in quell'occasione c’è anche un giovane carabiniere messinese, Alfio Ragazzi, e siccome noi dobbiamo ricordare tutti i caduti, non solo quelli di quella triste occasione, ho il dovere e il piacere di ricordare il sacrificio di Nicolò Calipari, caduto anch'egli in missione di pace e la cui vedova è qui fra noi".
Ricordiamo che gli italiani massacrati a Nassiriya si trovavano in Iraq nell'ambito dell'operazione "Antica Babilonia", iniziata il 15 luglio 2003 e terminata il primo dicembre 2006. Era una missione di peacekeeping autorizzata dalle Nazioni Unite, conseguente alla guerra avviata dagli Stati Uniti per deporre il dittatore Saddam Hussein. I militari italiani avevano compiti diversi, tra cui quelli di addestrare le forze di sicurezza irachene.
E aiutare, nella vita di tutti i giorni, la popolazione civile. Al di là di ogni elucubrazione socio-filosofico o politica, accostare le vittime ai criminali è inquietante. Ed è ancor più grave che simili affermazioni vengano fatte in parlamento.
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