Per i morti dell'eternit un solo colpevole: condannato a 18 anni

Un socio è morto, all'altro una pena più alta del primo grado. Guariniello: "Sogno che si avvera"

Per i morti dell'eternit un solo colpevole: condannato a 18 anni

Torino - L'immagine simbolo della sentenza ha il volto rugoso e i capelli bianchi di un operaio Eternit di 67 anni, 15 dei quali vissuti nello stabilimento di Casale Monferrato. Non ha mai saltato un'udienza, né in primo né in secondo grado, sempre con addosso la sua tuta blu con la scritta Eternit. Ieri aveva con sé un sacchetto di carta, un dono per Raffaele Guariniello. All'interno della busta una tuta da lavoro che ha consegnato al procuratore prima della lettura della sentenza: «La ringrazio per tutto quello che ha fatto. Comunque vadano le cose, grazie per aver dato voce a questa tragedia», ha detto il pensionato al magistrato.

Poco dopo nell'aula è sceso il silenzio. Un silenzio pieno di aspettative rotto dalla voce del giudice Alberto Oggé, alla sua ultima sentenza prima della pensione. A lui il compito di mettere insieme, con il linguaggio asettico del legislatore, i tasselli di un dibattimento scandito da migliaia di morti d'amianto. «La corte condanna l'imputato Stephan Schmidheiny a 18 anni di carcere», ha detto. Due anni in più rispetto alla sentenza di primo grado che aveva condannato il magnate svizzero a 16 anni di reclusione. Schmidheiny è quindi colpevole di disastro doloso e non solo per tutte le vittime di Casale Monferrato e Cavagnolo, ma anche per il disastro negli stabilimenti di Napoli Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia) per cui in primo grado era stata decisa l'assoluzione per prescrizione. Da qui l'aumento di pena. Di contro però il tribunale ha assolto il magnate per omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, giudicando in questo caso il reato prescritto. La lettura del dispositivo è durata circa un'ora per la definizione dei risarcimenti alle parti civili: complessivamente il magnate è stato condannato a risarcire 100 milioni di euro.

Per quanto riguarda i risarcimenti spicca quello per il Comune di Casale Monferrato al quale è stata riconosciuta una provvisionale di 30,9 milioni di euro a fronte dei 25 milioni del primo grado. Venti milioni di euro alla Regione Piemonte. Estromessi dai risarcimenti Inail e Inps. E ancora. La Corte ha riconosciuto 100mila euro per ogni sindacato ammesso come parte civile e 70mila euro per le associazioni ambientaliste Wwf e Legambiente. Per i familiari delle vittime sono stati riconosciuti 30mila euro ciascuno. Sono 932 le vittime che avranno un risarcimento, contro le 2200 che si erano costituite parte civile. Un dimezzamento dovuto in parte alla morte di Louis De Cartier, l'altro imputato per il quale la Corte ha dichiarato il non luogo a procedere. E in parte all'assoluzione di Schmidheiny per il periodo precedente al 1976.

A sottolineare l'importanza del verdetto il procuratore Raffaele Guariniello: «Questa sentenza ci dice che non è mai azzardato sognare. È un inno alla vita, un sogno che si avvera. La posta in palio è la tutela dell'uomo e della sua salute. Il disastro ambientale doloso riconosciuto dalla Corte non è solo per i lavoratori ma riguarda tutta la popolazione». Amaro in bocca, invece, per i legali del magnate svizzero. «Sono indignato, siamo in presenza di un'accusa che è cambiata a inizio processo, poi è cambiata in primo grado e ancora è cambiata in appello», ha detto l'avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny.

«A questo punto - ha aggiunto - chi verrà ad investire in Italia? Una persona che all'epoca investì 75 miliardi di lire e non ne ha incassato nemmeno uno viene considerato responsabile e condannato a 18 anni. Non mi sembra un incentivo a investire».

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