I Tea Party italiani contro le tasse

Simbolica protesta dei Tea Party italiani: nel lago di Como gettate le casse su cui è impresso il nome di tutte le gabelle che stritolano gli italiani: Imu, Iva, Tares, ecc

I Tea Party italiani contro le tasse

Oggi quel ramo del lago di Como ha smesso per qualche ora di essere il celebre scenario de “I promessi sposi” del Manzoni ed è diventato teatro della rievocazione storica del Tea Party di Boston, il noto episodio che portò, nel giro di qualche anno, alla guerra d’Indipendenza americana e alla nascita della più grande democrazia del mondo. Il 16 dicembre 1773, infatti, alcuni coloni della costa atlantica, quasi tutti appartenenti alla società segreta dei “Sons of liberty” (figli della libertà), esasperati dalle pretese fiscali della madrepatria, si recarono al porto di Boston e rovesciarono in mare tutto il carico di tè che si trovava a bordo delle navi inglesi. “No taxation without representation” (no alla tassazione senza rappresentanza politica) era il loro motto che in seguito è passato alla storia. E oggi, proprio come successe allora, alcuni ragazzi del Tea Party Italia, movimento antitasse e a favore del libero mercato, sono saliti a bordo di un’imbarcazione dalla quale hanno gettato nel lago delle casse su cui era impresso il nome di tutte le gabelle che stanno stritolando i cittadini italiani: Imu, Iva, Tares, tassa di soggiorno e molte altre, sono finite tutte in fondo al lago, una dopo l’altra, per la grande gioia dei presenti. E non potrebbe essere altrimenti per un movimento che già nel nome contiene la sua mission.

La parola “Tea”, infatti, non fa riferimento solo al tè ma è anche l’acronimo di “Taxed Enough Already” (già tassati abbastanza). Nessuna forzatura nel prendere in prestito un episodio della storia americana. “Se si protesta contro le tasse negli Stati Uniti, dove la pressione fiscale è molto inferiore alla nostra – spiega Giacomo Zucco, coordinatore nazionale di Tea Party Italia – a maggior ragione dobbiamo farlo noi che ne abbiamo più bisogno”. Il fatto che i coloni americani si ribellavano alla prepotenza di un dominio straniero, mentre in questo caso si protesta contro il proprio Stato potrebbe sembrare un paradosso, ma in realtà non lo è. “Ci hanno sempre ripetuto che lo Stato siamo noi – puntualizza Alessandro Ciuti, coordinatore lombardo del Tea Party – ma non è assolutamente vero. Lo Stato è sempre altro da noi intesi come individui. Se lo Stato fossimo noi, ci tratteremmo meglio”.

Anche in tempi di crisi insomma, le tasse non sono mai la soluzione. E la storia sembrerebbe confermarlo. Proprio per questo i ragazzi del Tea Party hanno fatto propria la citazione del celebre economista e premio nobel Milton Friedman. “Io sono in favore di tagliare le tasse – disse – in ogni circostanza e per ogni scusa, per ogni ragione, ogniqualvolta sia possibile”. In sostanza, l’esatto contrario di ciò che avviene in Italia dove, invece di tagliare la spesa pubblica, si preferisce sempre aumentare la pressione fiscale. Nella storia le rivoluzioni hanno sempre avuto inizio con un atto simbolico carico di significato.

L’auspicio del Tea Party Italia è che rievocando il celebre episodio americano, un po’ di quello spirito libero dei padri fondatori possa penetrare nelle coscienze degli italiani e risollevare le sorti di un paese che sta morendo di tasse.

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