I vescovi pensionano il neocentrismo

La Cei archivia il forum di Todi: no al riformismo debole. Così tramonta l’idea di una nuova Dc. Pdl o Tutti per l'Italia: la sfida bipolare si gioca sempre contro il Pd

I vescovi pensionano  il neocentrismo

La parola d’ordine è una: dimenticare Todi. O meglio, ricalibrare la spinta riformatrice che i cattolici hanno cercato di mettere in campo a Todi in un impegno che sia ancora bipolare, il Pd da una parte, il Pdl o «Tutti per l’Italia» dall’altra.
Ieri e l’altro ieri, al convegno nazionale sulla formazione sociopolitica Educare alla cittadinanza responsabile organizzato dalla Conferenza episcopale italiana, il tema è stato quello di sempre: sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, una crescita, però, che non si annacqui in esperimenti neocentristi di corto respiro. La difesa dei «princìpi non negoziabili» all’interno di due grandi schieramenti contrapposti - quei princìpi che il cardinale Angelo Bagnasco a Todi definì «primi» e senza i quali appare «illusorio pensare a un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo» - è ancora il campo di battaglia sul quale i vescovi ritengono opportuno combattere. Ha scritto recentemente sul Regno il politologo Gianfranco Brunelli: «Per la gerarchia ecclesiastica appare insufficiente l’esperimento neocentrista di Casini. Non può essere quello l’approdo. Identificherebbe i cattolici italiani con una corrente. Senza dire che oggi in quel contesto politico abita anche Fini, portatore di una cultura laicista non dissimile sui temi ecclesialmente sensibili da quella di molti esponenti del Pd». E ancora: «Le gerarchie ecclesiastiche hanno preso saldamente in mano il pasticcio di Todi e lo ordinano diversamente. In questo senso Todi è il fallimento di quello che rimane dell’associazionismo variamente cattolico».
La volontà di superare Todi è un tema costante della riflessione di questi giorni. «I cattolici e il bipolarismo», è il titolo di un incontro tenuto il 23 febbraio alla Pontificia università gregoriana, promosso dalla fondazione Magna Carta e dall’associazione Libertà Eguale. Un evento «bifronte» - Magna Carta è di area Pdl, Libertà Eguale di area Pd - il cui abbrivio è stato dato da Luca Diotallevi, sociologo di riferimento della Conferenza episcopale italiana, e Giovanni Gazzetta, ex presidente nazionale della Fuci.
La sfida di fondo è una: la battaglia sui «principi non negoziabili» non è archiviabile. Così ha sempre pensato anche l’ex presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini. Così pensano Bagnasco e le gerarchie vaticane.
Gli stessi promotori del convegno ne parleranno ancora in un secondo appuntamento a fine mese dedicato a «La politica e i princìpi non negoziabili». Ma come scrive il vaticanista Sandro Magister non sono soltanto quelli di Magna Carta e Libertà Eguale a essere convinti che la «questione antropologica» evocata dai princìpi non negoziabili sia effettivamente centrale. Basta rileggere l’esordio di un documento firmato dai quattro «postmarxisti ratzingeriani» Giuseppe Vacca, Pietro Barcellona, Mario Tronti e Paolo Sorbi, per rendersi conto: «La manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pone di fronte a una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione più grave e al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia».
Anche questo documento, intitolato Nuova alleanza per l’emergenza antropologica, e diffuso lo scorso ottobre pochi giorni prima dello summit cattolico a Todi, avrà presto un seguito in un libro, edito da Guerini & Associati. Il libro uscirà prima dell’estate e vedrà impegnati a discutere sulla «questione antropologica» con i suoi risvolti politici un nutrito numero di personalità di diversa formazione e orientamento.
Inoltre, tra aprile e maggio, i quattro firmatari del documento riuniranno attorno a loro, in un seminario ad inviti, una quarantina di intellettuali sia laici che cattolici per affrontare due questioni: la prima riguardo alle tendenze socioculturali emergenti dalla crisi antropologica attuale, su scala europea; la seconda, più operativa, riguardo a un convegno su Teologia, antropologia e dottrina sociale nel pensiero di Benedetto XVI da convocare nel prossimo autunno. Al convegno saranno invitate personalità che da tempo riflettono sul pensiero antropologico di Ratzinger.


Insomma, il mondo cattolico è in grande fermento e oggi sembra più che mai convinto che il proprio futuro all’interno dell’agone politico si giocherà prettamente sulla difesa dei valori antropologici, in un sistema bipolare che lasci da parte l’idea di una nuova forza di centro retaggio della vecchia Dc.

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