Neanche "Bifronte": è addirittura "Trifronte". Giuseppe Conte si è rivelato il caso politico più unico che raro di un esponente che è riuscito ad assumere ben tre opinioni diversissime sul tema dell'immigrazione nel giro di pochissimi anni: roba per cui Giano - la divinità il cui busto è rappresentato solitamente con due volti - gli fa un baffo. Se Pablo Picasso aveva avuto i "periodi" blu, rosa e africano, l'ex presidente del Consiglio è riuscito a vivere altrettante vite in base al cambiamento di posizione su come gestire i migranti che entrano illegalmente nel nostro Paese: quello gialloverde con la Lega, quello giallorosso con il Partito Democratico e questo attuale dalle sfumature cromatiche ancora tutte bene da definire.
Conte ha smentito più volte sé stesso
In tutte esperienze, del resto, Giuseppi si è sempre mosso a seconda delle convenienze politiche del momento: se nel 2018, con Matteo Salvini suo vicepresidente del Consiglio, avvalorava la tesi dei porti chiusi e firmava orgogliosamente i decreti Sicurezza - con tanto di foto sorridente al fianco del leader leghista -, nel 2019 li smantellò parzialmente, ammorbidendoli, sotto l'impulso di Nicola Zingaretti e compagni.
In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera il 30 agosto 2021 il presidente del Movimento Cinque Stelle si pentì pubblicamente di quei decreti di cinque anni fa dichiarando che furono un errore, ma scaricando le colpe tutte sul leader leghista: "Gli chiesi, senza successo, di migliorare il sistema dei rimpatri ma non ci riuscì pur avendo i pieni poteri di ministro. Avrebbe dovuto lavorare con costanza nella cornice europea dove non è mai stato troppo presente". In quella stessa "cornice europea", il ministro degli Interni sotto il Conte 2, Luciana Lamorgese, aveva promesso mari e monti sul miglioramento del sistema dei rimpatri grazie alla firma degli accordi di Malta di quattro anni fa esatti. Risultato? Un flop su tutti i versanti.
L'abbraccio a Grillo (con tanto di pranzo)
Ma la "stagione" attuale di Conte, sul fronte sbarchi, è se possibile ancora più esilarante. Credendosi evidentemente il nuovo Tony Blair de' noantri, l’ex premier profila un'improbabile "terzia via": lui non è né a favore dei blocchi navali voluti dalla Meloni né per l'immigrazione indiscriminata propugnata dalla Schlein. Non ha ancora spiegato bene che cosa vorrebbe proporre in alternativa, ma la sua idea ricorda molto quella del primissimo Beppe Grillo, quando ribadiva che il M5s non era né di destra né di sinistra. E forse non è un caso se oggi che il comico genovese - il quale percepisce un contratto da 300mila euro all'anno appena rinnovato - pranzerà a Roma con l'"avvocato del popolo".
Fu proprio Grillo, insieme a Gianroberto Casaleggio, a battersi nel 2013 per non abolire il reato di immigrazione clandestina, come invece molti attivisti e parlamentari pentastellati chiedevano: "Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo - scrisse inviperito sul suo blog contro l'emendamento proposto dai grillini Cioffi e Buccarella -. Se durante le elezioni avessimo proposto l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico". Dopo la tragedia del 3 ottobre 2013 a Lampedusa (con 368 morti accertati) il fondatore dei 5 Stelle era stato ancora più netto: "Immaginiamo che uno Stato straniero dichiari guerra all’Italia e che usi la flotta per invaderci.
Pearl Harbour sembrerebbe una passeggiata al confronto". Dopo il pranzo di oggi, il rischio è che Conte possa cambiare opinione ancora una volta e si trasformerebbe direttamente in un "Giuseppi Quadrifronte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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