"Ci vediamo in Parlamento". Per sancire la chiusura di ogni dialogo col Pd, Antonio Ingroia usa una delle celebri frasi di Beppe Grillo. Che sia un antipasto di una futura alleanza col Movimento 5 stelle? È ancora presto per dirlo. Soprattutto perché, nonostante la stima e le reciproche dichiarazioni di affetto politico e di apertura post-elettorale, l'ipotesi non ha ancora trovato conferme dai diretti interessati.
È indubbio invece che l'ex procuratore aggiunto di Palermo, dopo il giallo sul patto di desistenza chiesto dai vertici democratici per non ostacolare la corsa al Senato, adesso faccia sul serio. E metta i bastoni tra le ruote a Bersani. Infatti, correndo da capolista in tutte le Regioni, Ingroia non fa che aumentare la possibilità che il Pd perda Palazzo Madama. Con i sondaggi che vedono Rivoluzione Civile intorno al 6% e con l'esclusione dalle liste democratiche degli impresentabili - ma tanto votati - Crisafulli e Papania, il rischio di perdere pesantemente nella popolosa Sicilia è alto e ben considerato a Largo del Nazareno.
Insomma, oltre al calo nei sondaggi e alle divergenze con l'alleato Vendola, Bersani dovrà scontrarsi anche con Ingroia. Che già non ha lesinato critiche nei confronti del Partito Democratico. "Il Pd porta con sé la responsabilità politica del disastro del governo Monti che ha scaricato la crisi sui ceti medi e bassi. Sono un uomo del dialogo e nonostante i gravissimi errori politici del democratici, ho fatto due appelli al dialogo senza che sia arrivata nessuna risposta. Avremmo potuto valutare la desistenza, ma ci hanno mandato solo intermediari", ha spiegato l'ex pm.
Che poi ha tuonato pure contro Monti, considerato più insidioso di Silvio Berlusconi: "A me l’ex premier non fa paura perché è finito e non rappresenta più un pericolo. Non accetto che la figura di Berlusconi venga usata dal Pd come uno spauracchio. Gli italiani sono vaccinati. Il vero pericolo per noi è Mario Monti e la sua proposta politica perché può condizionare il centrosinistra che è già suo alleato. Se avessimo accettato il voto utile avremmo avvantaggiato il Professore e noi non vogliamo aiutarlo. Anche il Pd dovrà fare i conti con noi abbandonando le sue politiche liberiste".
Il segretario democratico ha dichiarato che "tutti i voti sono utili, però ci sono voti di testimonianza, di protesta e voti per governare". È prematuro fare la conta. Però, le difficoltà di Bersani sono sotto gli occhi di tutti. La collaborazione post-elettorale con Monti crea non pochi malumori con Nichi Vendola, oltre alle divergenze in tema di patrimoniale e di politica estera (vedi l'intervento in Mali). Inoltre, Bersani dovrà fare i conti con il fuoco nemico di Grillo, che ha più volte attaccato i democratici, e con l'ultimo arrivato Ingroia. Al quale ha risposto per le rime: "Radicalizzare il tema della legalità fino a portarlo a posizioni faziose non credo sia un modo per portare il cambiamento.
Ingroia dice che Berlusconi non è un avversario, questa è una novità: per me l’avversario è Berlusconi, il leghismo, il populismo. Non abbiamo lezioni da prendere da nessuno sui temi della legalità e della trasparenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.