Giorni fa il sindaco di Roma Gualtieri ha inaugurato trionfalmente, in vista del Giubileo, il nuovo cestino dei rifiuti, uguale in tutta la città. Si chiama «Cestò», che in romanesco risponde alla domanda «Ahooo, anvedi, 'ndo stà?». Da qui a dicembre ne saranno installati 18mila. «Sono cestini più belli, sostenibili e capienti», ha detto il primo cittadino, che però è all'ultimo posto della classifica di gradimento dei sindaci italiani, amato persino meno del milanese Beppe Sala, e ciò è preoccupante.
Comunque, sono passati praticamente venti minuti da quando sono stati posizionati i primi «Cestò» e un assessore ha già detto che «vanno riprogettati». I cestini hanno i listelli troppo distanti uno dall'altro e così i gabbiani strappano il sacchetto di plastica e spargono l'immondizia dappertutto (in Rete girano foto raccapriccianti).
Insomma, 'na chiavica di Cestò.
Ora, le domande sono due. Chi paga? Risposta facile: noi. E soprattutto: di chi è la colpa? Risposta ancora più facile: siamo in Italia, quindi di nessuno, dato che è di tutti. Di chi li ha voluti, di chi li ha progettati, della legge (l'antiterrorismo impone che il contenuto sia visibile dall'esterno), dell'Ama che non li svuota, dei romani che se ne fregano... Comunque, rispetto alle urne funerarie della Raggi sono cestini da «Compasso d'oro», dài.
Ma poi: perché
lamentarsi in una città così bella come Roma? I cestini sono lì da un giorno, le buche sulla Laurentina è un esempio - dal '95. È o no la Città Eterna? Cestò, Ce stai? Cestammo!, Cestate, c'era Cesare e mo' cestanno i Cesaroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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