Roma - Un dente fa male? Si prende un antidolorifico e si tira avanti. E l'apparecchio per il secondo figlio? Pazienza, si terrà i denti storti. E le analisi del sangue? Magari l'anno prossimo, tanto il colesterolo non scappa. Sono addirittura 5 milioni e mezzo le famiglie italiane che nell'ultimo anno hanno rimandato o del tutto rinunciato ad una serie di prestazioni sanitarie per motivi economici. La crisi morde e le famiglie sono costrette a tirare la cinghia anche mettendo a rischio la propria salute. Eppure nella nostra sanità pubblica sono ancora tanti gli sprechi e le inefficienze. Se si riuscisse ad eliminarne almeno la metà si potrebbero risparmiare da subito 4 miliardi di euro. Insomma sembra proprio che anche il governo Monti (in carica nel 2012) non sia riuscito a colpire il cuore del problema della sanità pubblica: i soldi spesi male per negligenza o per disonestà. L'Aiop, Associazione Ospedalità privata, pure quest'anno ha stilato il Rapporto Ospedali & salute in un'indagine che ha messo al centro dell'osservazione il paziente con i suoi bisogni. Sono stati intervistati oltre 2.000 caregiver, ovvero la persona che nella famiglia è responsabile per la salute dei congiunti, spesso non autosufficienti.
La necessità di tagliare la spesa ha avuto come inevitabile conseguenza l'incremento dei costi a carico del cittadino, più 22 per cento nel 2012. L'aumento dei ticket sanitari è costato ai pazienti 1.465,4 milioni di euro. Aumenta anche la spesa per i farmaci a carico del cittadino che complessivamente ha tirato fuori 1.406 milioni di euro. Non solo. Va tenuto conto anche dell'aumento dell'Irpef regionale che in alcuni casi è salita addirittura del 177 per cento con ricadute pesanti per chi vive nelle Regioni in «rosso», sottoposte ai piani di rientro. Ecco quindi il drammatico risultato: la rinuncia alle cure dentarie per 5,5 milioni di famiglie; alle visite specialistiche per 4,7 milioni; alle analisi di laboratorio per 2,9 milioni. Non solo. Gli intervistati segnalano la necessità di ricorrere più spesso alle prestazioni in regime di intramoenia, ovvero a pagamento.
L'indagine, commissionata dall'ospedalità privata accreditata, sottolinea che ci sarebbe anche un altro modo per risparmiare. L'ospedalità privata convenzionata, dicono, è più efficiente perchè più controllata. Tra i problemi principali delle strutture pubbliche infatti c'è quello della modalità di rendicontazione spesso non trasparente. Se si aumentasse la spesa per il privato convenzionato di due miliardi di euro si potrebbe avere un risparmio del 4,6 per cento rispetto alla spesa attuale delle strutture pubbliche.
Questo non significa che sia un bene continuare con la politica dei tagli. Occorre invece puntare a spendere meglio i soldi che ci sono, eliminando tutti gli sprechi. A dirlo è il presidente dell'Aiop, Gabriele Pellissero. «Nell'arco di un triennio sono stati tagliati 4,5 miliardi di euro all'anno su una spesa sanitaria pubblica di 112,9 miliardi - dice Pellissero - Bisogna puntare sull'eliminazione delle inefficienze per colmare alcune crepe». Non è detto ad esempio che sia utile chiudere tutti i piccoli ospedali. «Le piccole strutture non sono tutte uguali - prosegue Pellissero - Bisogna distinguere tra quelli che rappresentano un peso per la comunità e quelli che invece sono frequentati e apprezzati dai cittadini e quindi rappresentano una risorsa e non uno spreco».
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,
sottolinea la necessità di aumentare la prenvenzione: «Non prevenire in modo adeguato - osserva il ministro - significa poi avere un costo più pesante per il servizio sanitario nazionale quando si deve affrontare la malattia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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