Reggio Emilia - Bilanci irregolari, registrazioni telefoniche, rendicontazioni non chiare sulle feste di partito, ma anche finanziamentidi imprenditori giudicati sospetti. Sono tanti gli aspetti sui quali la Procura di Reggio Emilia è chiamata a indagare dopo l’esposto di Marco Lusetti, ex vice segretario della Lega Emilia, espulso nel 2010. Lusetti è in possesso di documenti raccolti dal 2004 al 2011 che comproverebbero un utilizzo illegale dei fondi della Lega in Emilia e che si tratti di fatti seri, «che se veri, sarebbero di un certo rilievo», lo ha confermato ieri anche il procuratore capo di Reggio Giorgio Grandinetti. Si tratta di un fascicolo di tre pagine nel quale Lusetti elenca 12 punti considerati «oltre la legalità». Al momento sono quattro i dirigenti iscritti nel registro degli indagati, ma, è stato lo stesso procuratore a fugare ogni sospetto, tra questi «non ci sono né Umberto Bossi né Rosi Mauro».
Quest’ultima era stata chiamata a commissariare le sei province del Carroccio emiliano dal 2010 fino a febbraio scorso. Proprio alla «Nera» Lusetti aveva chiesto di verificare i tanti aspetti poco chiari nella gestione del partito«ma –ha detto ieri l’amministratore cacciato – facendo parte del “ Cerchio magico”non ha approfondito quanto era emerso e quanto io, e altri esponenti poi espulsi, avevamo segnalato». Bocche cucite da parte della Procura anche se Grandinetti ha detto che l’inchiesta «non riguarda solo Reggio». Un aspetto, questo, che richiama le accuse lanciate da Carla Rusticelli, tesoriera bolognese del Carroccio, poi estromessa, che aveva parlato di bilanci irregolari e pagamenti in nero arrivando a dire che«c’è più sporco qui che in via Bellerio». Dichiarazioni pesanti, che hanno indotto la procura di Bologna ad aprire un fascicolo conoscitivo, ma che non è escluso possa intrecciarsi con l’indaginedi Reggio,perché è proprio nella città del Tricolore che ha sede la Lega Emilia ed è lì che viene gestita la cassa. L’apertura di due inchieste incrina così l’ascesa della Lega in Emilia, considerata l’Eldorado dell’espansione del Carroccio sotto il Po.
Numeri da capogiro, con percentuali tra il 15 e il 20%, comuni conquistati e un numero crescente di iscritti avevano fatto dell’avamposto guidato oggi dal deputato Angelo Alessandri una roccaforte in grado di impensierire la sinistra. Le inchieste di oggi però non nascono dal nulla. Prima di queste il partito aveva vissuto pericolosamente pagando un prezzo altissimo in fatto di militanti e dirigenti espulsi e indagini. Come le denunce di Alberto Veronesi, ex segretario provinciale di Bologna, che nel 2010,dopo l’espulsione,aveva fatto aprire un’inchiesta, poi archiviata, sui rimborsi elettorali. O l’esposto dell’ex revisore dei conti Alberto Magaroli, poi espulso, fino ad arrivare alla cacciata di consiglieri comunali «rei» di aver sollevato dubbi.
Sotto accusa la gestione di Alessandri, che dopo essere stato affiancato da Rosi Mauro è tornato ad essere il plenipotenziario leghista in Emilia e che oggi ostenta ottimismo limitandosi a derubricare i fatti come il solito fango degli ex. Come era fango, a suo dire, la vicenda delle 18 multe prese dal deputato con l’auto blu e pagate dal partito: operazione legittima, ma per tanti immorale. Un fango che a voler scavare risalirebbe però a ben più addietro, come dimostra il caso delle coop Padane. Tra il ’99 e il 2000 dovevano fare concorrenza alle coop rosse.
Il partito chiese ai militanti di impegnarsi per un progetto che non vide mai la luce, ma che fece perdere per strada oltre 50 milioni di lire ai semplici iscritti. Soldi che non vennero mai restituiti. «Nonostante le sollecitazioni a Bossi e a Calderoli – ha ricordato Genesio Ferrari, ex segretario nazionale del Carroccio – non rivedemmo mai una lira».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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