Il messaggio che Papa Francesco ha inviato ai membri del gruppo del Ppe si snoda lungo alcune direttrici che invitano a una serie di riflessioni. Il Santo Padre sottolinea innanzitutto il fatto che «siamo parlamentari» e dunque «rappresentanti dei cittadini» che ci hanno affidato un mandato. E per questo siamo chiamati ad avvicinare ancora di più le istituzioni alle diverse comunità. Tra i nostri compiti, dunque, c'è quello di restituire l'esatto profilo di quella società «alternativa» che oggi è rappresentata da donne e uomini che hanno rinunciato alla politica e che vedono nei palazzi del potere un luogo lontano dal loro quotidiano e dal loro interesse. Un gigante afono che vuol ritrovare la parola. Sta a noi restituirgli voce. Francesco parla poi di pluralismo, inteso come valore all'interno del Partito Popolare Europeo. Fermo restando che, sottolinea il pontefice «quando ci sono in gioco valori etici primari e punti importanti della dottrina sociale cristiana occorre essere uniti». Anche perché, continua, «il politico cristiano dovrebbe distinguersi per la serietà con cui affronta i temi, respingendo le soluzioni opportunistiche e tenendo sempre fermi i criteri della dignità della persona e del bene comune». E in questo il Papa fornisce lo strumento principe del nostro agire politico: la Dottrina Sociale della Chiesa. L'idea che sia necessario difendere valori non negoziabili come la vita, la famiglia, i più deboli e chi soffre, è stata largamente condivisa dal Ppe e da Forza Italia fin dalla sua nascita, in un periodo in cui, soprattutto a sinistra, chi osava avanzarla era guardato con sospetto. Per quanti come noi la sostengono da tempo, ciò è fonte di soddisfazione. Un altro aspetto evocato dal Santo Padre nella sua lettera è la visione di «un'Europa che tenga insieme unità e diversità». Per questo ci chiede «una forte ispirazione, un'anima, dei sogni, valori e visione politica alti». In questo quadro la politica deve recuperare un prestigio e un primato indispensabili per rinnovare la vita pubblica. Il destino del Ppe è strettamente connaturato alla identità dei suoi sostenitori, della sua classe dirigente e alla capacità di saperla declinare nelle sedi istituzionali e nella società contemporanea. Sono convinto, infatti, che per i partiti esiste un futuro solo a condizione che non venga smarrita la nozione del passato. E questo glorioso passato deve essere recuperato e proposto con rinnovato vigore a quegli italiani, per esempio, che fanno fatica ad entrare nel dibattito politico e democratico e che invece, grazie al nostro impegno, potranno entrare di diritto nel «luogo ideale» dove è possibile ancora proporre, discutere, inventare: il centro. Sul piano politico il centro rappresenta un bagaglio di esperienze e di realizzazioni di non poco conto. Si tratta di una presenza indiscussa e prestigiosa legata ai valori e alla tradizione cattolico-liberale, ma che deve necessariamente esprimersi in una realtà nuova e moderna, avere il coraggio di aprirsi verso l'esterno, dialogare con i nuovi soggetti, le nuove realtà sociali. In questo contesto dobbiamo sapere agire, individuare e salvaguardare le ragioni di una scelta politica moderata, pluralistica e riformista nata e alimentata nella cultura cattolica. Una presa di posizione netta, quella a cui è chiamato il Ppe, perché rimanga viva l'esperienza di un movimento senza il quale andremmo verso pericolose derive. In questo senso, e con questa forte consapevolezza, intendiamo contribuire al dibattito in corso sul futuro politico del nostro paese, per diventarne parte attiva e determinante. L'ultima osservazione contenuta nel messaggio, riguarda i giovani. «Guardiamo a loro» scrive Francesco «e pensiamo a un'Europa e a un mondo che siano all'altezza dei loro sogni». I ragazzi che studiano e che hanno scelto di impegnarsi a vario titolo all'interno della nostra grande famiglia hanno avvertito fin da subito che l'omologazione stava confinando la nostra storia e tutti i cattolici che volevano trasferire il loro sapere e il loro essere nelle istituzioni, tendevano ad essere considerati una parte di società e, in alcuni casi, una minoranza. La loro risposta è stata chiara: nessun integralismo, né tantomeno richiami ad un partito confessionale. Il loro è stato, e continua ad essere, un impegno coerente, «autonomo», responsabile nel sapere vivere al servizio del prossimo. Coerenza, professionalità e competenza: questi i presupposti del loro agire, coordinato da una mediazione nei confronti dei soggetti diversi. Il tutto nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni. Una proposta nuova che vuol dare voce a quelle preoccupanti sacche di astensionismo destinate a crescere. L'esigenza è quella di tornare a chiamare in causa tutti gli strati di quel corpo sociale che le statistiche fotografano come disgregato. Un impegno, quello dei giovani popolari, ispirato alla fraternità e all'amicizia sociale che, secondo il Papa, sono le due componenti che «potranno rianimare l'Europa» individuando nella soluzione del problema migratorio e nella cura del pianeta con una visione antropocentrica le priorità del futuro.
Libertà, solidarietà, centralità della persona, sussidiarietà sono i capisaldi del nostro lessico che ci hanno reso negli anni sempre identificabili e ancor più incisivi per il futuro del Vecchio continente e dell'intero pianeta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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