nostro inviato a Palermo
Sui muri, ovunque, nel comitato elettorale allestito nel cuore del centro bene di Palermo, campeggia una massima di Pablo Picasso: «Per diventare giovani, ma giovani veramente, ci vuole tempo». Lui, «Luca, Luca, Luca», ci ha messo 19 anni dalla prima grande vittoria, quella del 75% del ’93. E da giovane quasi sessantacinquenne Leoluca Orlando si prepara, solo contro tutti, alla «reconquista» della sua Palermo, andando al ballottaggio: più probabilmente col suo ex delfino Fabrizio Ferrandelli, sostenuto da Pd e Sel, in uno spareggio fratricida tutto a sinistra; meno facilmente con il candidato Pdl, Massimo Costa, che ha preso più o meno metà dei voti della sua coalizione. Il responso si avrà a spoglio concluso. Sempre che non arrivi, in nottata, la sorpresa di un Orlando eletto già a primo turno.
Palermo riparte dal suo passato. Da un passato che ha visto proprio lui, Orlando, per 12 anni sindaco, prima con la Dc e poi con la Rete. «Non ha vinto l’antipolitica - esulta - hanno perso le alchimie dei partiti e la mala politica, ho vinto io». Parla, straparla, esulta «felice come un bambino e competente come un professore», dice. In realtà, a vincere, è stato un concetto per cui Pier Luigi Bersani, il grande sconfitto di queste amministrative palermitane, è stato massacrato: quello di «usato sicuro». C’è un detto siciliano che, tradotto, recita: meglio il male già conosciuto che il buono da sperimentare. E questa è stata la filosofia che ha portato i palermitani, tra 11 candidati, a scegliere chi il sindaco lo ha già fatto davvero.
Che Orlando galoppasse era nell’aria. «Luca è troppo avanti», assicuravano i suoi in mattinata. «Molti hanno votato Pdl ma lui sindaco», malignavano concordi ambienti Pdl e Fli. A urne chiuse, e a suon di cori e urla da stadio, la conferma delle proiezioni. Lui, che «il sindaco lo sa fare», oltre il 40%, e poi su, su, sino a una delle ultime, di La7: Orlando 49,2%, Ferrandelli 14,9%, Costa 13,4%. Abbastanza vicina la realtà, 200 sezioni su 600 alle 21 e 30: 47,1% Orlando, 15% Ferrandelli, 14% Costa. La vittoria di Orlando è chiara. Tanto chiara che già alle 17 e 30 lui festeggia, prima al comitato, poi in strada, davanti alla sede elettorale con tanto di maxischermo, quindi nel suo vecchio Palazzo delle Aquile. Parla, straparla per la felicità, l’Orlando di nuovo in campo: stoccate al Pd, dichiarazione d’indipendenza pure da Idv («non ho collari»), veleno anche per il segretario Pdl, Angelino Alfano: «Non vi sembra strano che non abbia messo la faccia per il candidato palermitano?».
Pronta replica del segretario Pdl: «Ha avuto anche lui le sue sconfitte, faccia meno il gradasso».
Flop di Massimo Costa a parte, nonostante l’inedita alleanza con l'Udc, il Pdl a Palermo non è morto, anzi. Stando alle proiezioni si è attestato al 25,1%. Orlando dunque, se eletto, non avrà la maggioranza. A meno che non venga eletto al ballottaggio, perché la norma siciliana, a secondo turno, dà il premio di maggioranza alle liste. Lo stesso Orlando ha avuto molto di più delle liste che lo appoggiano. Sibila Ferrandelli: «Ora è chiaro, ha avuto i voti di Cammarata». «Ho avuto i voti dei palermitani», replica Orlando. Naturalmente, questa volta, nessun grido «al broglio al broglio», né allarme inquinamento.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.