Liguria, il campo largo inscena la parata ma è pronta la resa dei conti in caso di flop

Oggi a Genova i leader dei due schieramenti sul palco. A sinistra la sconfitta verrebbe intestata ai 5s per il veto a Iv

Liguria, il campo largo inscena la parata ma è pronta la resa dei conti in caso di flop
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I giochi sono praticamente fatti: oggi le manifestazioni di chiusura a Genova con la parata dei leader nazionali del centrodestra e del «campolargo», spostate al coperto a causa del meteo minaccioso. Poi domenica si vota.

In casa dem, negli ultimi giorni, il barometro degli umori è un po' risalito: «Eravamo sicuri di non farcela, ma ora il gap con Bucci si è di nuovo assottigliato», dicono dall'entourage del candidato governatore Andrea Orlando (nella foto). Il problema, adesso, è tutto interno al potenziale perimetro della coalizione nazionale: «La questione fondamentale, che può cambiare le cose, è: cosa faranno gli elettori renziani e centristi, che hanno sostenuto Bucci a Genova? Se stavolta votano per noi possiamo farcela». Non a caso Orlando (e Schlein) avrebbero molto voluto Italia viva nell'alleanza. Ma si sono arresi a mani alzate al veto contiano. E c'è anche da considerare la guerra interna ai 5S: quanto conta Beppe Grillo in Liguria, e quanti voti può sottrarre a Orlando l'ex parlamentare Nicola Morra? «La sensazione che abbiamo è che qui nessuno sappia chi è Morra», dicono gli orlandiani. Ma è un fatto che la partita («Un gol a porta vuota dopo il caso Toti», dicevano nel Pd), con la discesa in campo di Marco Bucci, si sia fatta molto più ardua. Elly Schlein, consapevole che si tratta di un test nazionale anche sulla sua leadership, si è trasferita in pianta stabile in Liguria per giorni, cercando di tirare la volata a Orlando.

Tra lei e il candidato, come è noto, il feeling è scarso. Ma una sconfitta, nella Regione in cui il governatore di centrodestra è stato tolto di mezzo dalla magistratura, interromperebbe bruscamente la narrazione vincente della leader Pd. E che la partita sia dura lo testimonia anche la recente «riconciliazione» tra Orlando e Claudio Burlando, arruolato per dare una mano dopo anni di scontri tra i due, e di valanghe di accuse dei 5S contro l'ex governatore dem. Stavolta invece Giuseppe Conte ha subito ingoiato l'intesa: la sconfitta in Liguria verrebbe imputata per primo a lui, che ha messo il veto sull'odiato Renzi, reo di averlo sloggiato da Palazzo Chigi. E indebolirebbe drasticamente il suo potere di condizionamento dentro l'alleanza.

Senza contare che solo una vittoria di Orlando può nascondere la probabile scarsa performance della lista 5S, insidiata sia

all'interno, da quella dell'ex candidato (trombatisissimo) para-grillino Ferruccio Sansa, che dalla candidatura post-grillina di Morra. Dietro cui, pensano i contiani, c'è la longa manus dell'ex boss, e oggi arcinemico, Grillo.

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