L'indice del disagio sociale? Non è mai stato così basso

Può succedere di vivere un momento virtuoso, in cui calano sia la disoccupazione, sia l'inflazione. Ed è questo lo scenario economico in cui si trova adesso il nostro Paese, dove da due anni calano entrambe. Lo segnala un indicatore meno noto di tanti altri, ma particolarmente significativo, il "Misery Index Confcommercio"

L'indice del disagio sociale? Non è mai stato così basso
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Quando, nel 1987, riceve il premio Nobel per l'economia, Robert M. Solow diventa celebre anche per una sua storica affermazione: «La società può permettersi un saggio di inflazione meno elevato o addirittura nullo, purché sia disposta a pagarne il prezzo in termini di disoccupazione». Certo, da allora i tempi e, con loro, le funzioni macroeconomiche sono radicalmente cambiati. Tuttavia la relazione inversa tra disoccupazione e inflazione mantiene una sua validità, anche intuitiva (quando si cerca lavoro si alzano i salari e così aumentano gli occupati, ma anche i prezzi). E tra le due calamità capita di dover scegliere la meno peggio. Ma può succedere anche di vivere un momento virtuoso, in cui calano sia l'una, sia l'altra. Ed è questo lo scenario economico in cui si trova adesso il nostro Paese, dove da due anni calano sia la disoccupazione, sia l'inflazione.

Lo segnala un indicatore meno noto di tanti altri, ma particolarmente significativo, il «Misery Index Confcommercio» (Mic) che - combinando opportunamente il tasso di disoccupazione esteso (comprende disoccupati, sottoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e la variazione dei prezzi di beni e servizi acquistati ad alta frequenza - fornisce un indice che misura meglio di qualunque altro il «disagio sociale». Più alto è il Mic, più è diffusa la disoccupazione associata a prezzi crescenti, più è alto il disagio sociale del Paese. E viceversa.

Dopo il 10 gennaio l'ufficio studi Confcommercio diffonderà l'aggiornamento mensile del Mic. E secondo le stime del Giornale il dato sarà vicino al minimo storico di 8,8 punti registrato nel dicembre scorso quale sintesi di un ulteriore calo dei disoccupati e di un lieve aumento dell'inflazione (i dati sono sempre riferiti a due mesi prima). Per dare un'idea di cosa significa questo 8,8, basta ricordare che nel 2019, prima del Covid, il Mic valeva 14,7 punti, per poi volare sopra i 17 e restarci fino al 2022 (con i governi Conte e Draghi). La discesa è dunque iniziata proprio dopo le ultime elezioni politiche; per poi accelerare nei primi due anni di governo Meloni. Che da un lato (quello dell'inflazione) ha beneficiato di congiuntura e politica monetaria Bce; ma dall'altro (il lavoro) ci ha messo senz'altro del suo, con la politica fiscale e le misure di sostegno ai redditi bassi e medio bassi attuati dalle ultime tre manovre finanziarie. Dalla fine del 2022 a ottobre 2024 la disoccupazione estesa calcolata nel Mic è scesa dal 9,1 al 6,4%; la variazione dei prezzi (acquisti ad alta frequenza) dal 7,3 all'1 per cento. Per dirla come piacerebbe a Solow, l'Italia si sta permettendo un'inflazione bassa senza pagarne il prezzo in termini di disoccupati, anzi.

Ora, mettere in relazione l'andamento del Mic con l'operato economico del governo può essere un'operazione discutibile come sempre lo sono le attribuzioni delle variazioni statistiche a questa o quella maggioranza politica. Ma allo stesso tempo appare strumentale anche quella lettura che l'opposizione dà di continuo all'azione economica e fiscale del governo e al quadro che ne discenderebbe, di un Paese alle corde, in perenne crisi, il cui prezzo è sempre messo in conto ai più poveri. Ebbene, l'indice del disagio sociale ai minimi storici certifica esattamente il contrario.

Che poi all'orizzonte ci siano sempre nuove nubi non può essere ignorato. La stessa Confcommercio esprime timori della tenuta di del Mic nel medio periodo.

La stagnazione della produzione e la crescita attesa della cassa integrazione possono influenzare il mercato del lavoro; mentre le recenti spinte sui prezzi dell'energia dovute al blocco ucraino minacciano di pesare sui prezzi. Ma il livello di quel disagio sociale che è poi il cuore della percezione del nostro benessere quotidiano resta eccezionalmente basso. E come tale è un forte segnale di fiducia.

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