Roma - La resa dei conti è arrivata. E ora che il senatore Luigi Lusi non ha più nulla da perdere sono in molti nella Margherita a temere per quello che l’ex tesoriere potrebbe raccontare oggi al gip Simonetta D’Alessandro, il quale dovrà decidere sulla convalida del suo arresto.
Del resto lo aveva detto subito dopo il voto del Senato che aveva ancora molto da dire ai pubblici ministeri. E ormai non è più tempo di messaggi trasversali e intimidazioni neppure troppo velate agli ex compagni di partito che, a suo dire, avrebbero usufruito come lui dei soldi in cassa. È l’ora dei fatti e dei riscontri sull’effettiva destinazione dei finanziamenti, quella contabilità parallela con il denaro finito agli altri parlamentariufficialmente per l’attività politica tenuta dalla sua segretaria e contenuta in una chiavetta usb nelle mani dei magistrati dallo scorso maggio. Non più accuse generiche, ricostruzioni lacunose e riferimenti a un vago mandato fiduciario ricevuto e sempre negato dai vertici. Servono nomi, fatti precisi, cifre, documenti che provino una destinazione dei fondi diversa da quella dichiarata. Riscontri che Lusi oggi sembra determinato a fornire ai magistrati quando alle 14 lo ascolteranno nel carcere di Rebibbia dove è recluso da mercoledì sera. Oltre al gip ci saranno il pm Stefano Pesci e il procuratore aggiunto Alberto Caperna, a riprova della delicatezza della questione.
La Procura, del resto, è dalla prima audizione di Lusi davanti alla giunta per le autorizzazioni a procedere che sta lavorando per verificare le accuse lanciate in aula dal senatore agli ex colleghi, anche se ancora non sono stati trovati riscontri perché l’ex tesoriere fino a questo momento ha detto e non detto, rimanendo attaccato alla speranza che l’aula gli avrebbe evitato le manette. Quel filo ora si è rotto. Come conferma il suo avvocato, Luca Petrucci, che un tempo difendeva Francesco Rutelli e ora è il suo nemico pubblico numero uno. «Credo che Lusi abbia intenzione di raccontare tutto quello che sa - sostiene il legale tanto ormai gli accordi politici sono saltati e lui, con il Senato che ha votato l’arresto, è stato praticamente scaricato da tutti perché considerato unico capro espiatorio».
Ormai la diplomazia non serve più: «È chiaro che a questo punto non ha più bisogno di proteggere nessuno», avverte. Parlerà,dunque, eccome se parlerà. Fino a sera inoltrata, a quanto pare. Approfondirà fatti già raccontati e ne rivelerà di nuovi, seguendo la scaletta preparata prima dell’interrogatorio con l’avvocato Petrucci per non dimenticare nulla e mettendo a disposizione le carte che fino ad oggi aveva nascosto in un cassetto, aspettando il momento giusto per utilizzarle. Ma sarà davvero così esplosivo il verbale che firmerà stasera al termine dell’interrogatorio di garanzia? «Lusi può dire a chi ha dato i soldi-frena l’avvocato- non che uso sia stato fatto di quelle somme. Non ha ovviamente tutte le prove, lui può raccontare quello che sa, ma il resto lo deve accertare la magistratura se ne ha voglia». Che i conti non tornino, e non solo per i soldi intascati da Lusi per sua stessa ammissione, lo dimostra anche la relazione finale commissionata dalla Margherita alla Kpmg e consegnata ai pm, che analizza anche il contenuto della chiavetta nella quale sono registrate tutte le cifre versate ai capicorrente. Secondo la società di audit che ha verificato la contabilità della Margherita dal 2009 al 2011, almeno il 10 per cento degli oltre 7 milioni e mezzo di finanziamenti «non trova riscontro nelle registrazioni contabili del partito», essendo riconducibile a costi duplicati o di cui non vi è prova effettiva.
I magistrati stanno lavorando per capire se altri oltre all’ex tesoriere si sono
arricchiti grazie alla politica, anche se per il momento ci vanno cauti: «Non è colpa di nessuno se gli accertamenti fin qui eseguiti hanno condotto a Lusi e a lui solo». Oggi sapremo se il senatore farà cambiare loro idea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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