L'appuntamento è stasto fissato. Il 24 e il 25 febbraio gli italiani saranno chiamati alle urne. Mancano due mesi esatti al voto e a campagna elettorale è già rovente. Gli assetti politici e le alleanze, invece, devono ancora essere messi a punto. Negli ultimi giorni è andato in scena un confronto serrato tra Silvio Berlusconi, che si sta impegnando in prima persona per rilanciare il centrodestra e trovare un accordo tra il Pdl e il Carroccio, e il premier dimissionario Mario Monti, che si è detto disposto al bis se sostenuto da partiti che sposano in tutto e per tutto l'agenda economica illustrata settimana scorsa. Ed è proprio al centro che continuano le manovre di Pier Ferdinando Casini per provare ad agganciare Monti. Il segretario del piddì Pier Luigi Bersani dovrà, invece, fare i conti con le "pulsioni" montiane e i patti stretti con Nichi Vendola e la Cgil di Susanna Camusso. All'interno del Pd in molti sono tentati di andarsene per appoggiare il Professore.
Insomma, per il momento è certa solo la data del voto. E le scadenze dallo scioglimento delle Camere alle prossime elezioni sono piuttosto serrate. Dopo che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere, il governo ha approvato il decreto di convocazione dei comizi elettorali. Domani i vertici dell'Agcom si riuniranno in commissione di Vigilanza Ra per dare un quadro aggiornato della par condicio. L’Authority ha già definito lo schema per l’emittenza radiotelevisiva privata e adesso si accinge a predisporre un documento che riguardi la Rai. L’audizione è stata decisa nel corso di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, e il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani.
Per venerdì prossimo è stata, invece, riconvocata la seduta a Palazzo Madama per la riconversione del decreto taglia firme che fissa le regole per i partiti e i movimenti che vogliono presentare dei candidati al parlamento. Il testo riduce a un quarto le firme necessarie per presentare le liste (diverranno circa 30mila) e cancella la norma che esentava dalla raccolta i gruppi parlamentari già costituiti nella precedente legislatura. Per l'11 e il 12 gennaio i partiti dovranno quindi presentare i simboli elettorali e le dichiarazioni di collegamento in coalizione con l’indicazione del candidato premier. Entro il 21 gennaio, invece, dovranno infine presentare le candidature con le firme che verranno verificate l'indomani. Il 23 gennaio l’Ufficio centrale circoscrizionale deciderà, quindi, sull’ammissibilità delle liste e il 25 gennaio verranno comunicate le liste ammesse all’Ufficio centrale nazionale. A partire da questa data sarà, infatti, possibile svolgere i comizi elettorali nei luoghi aperti al pubblico e prenderà il via la propaganda elettorale con manifesti. Gli occhi puntati degli elettori sono puntati sul Pdl e la Lega Nord che potrebbero presentarsi in coalizione. Nei giorni scorsi il leader del Carroccio Roberto Maroni ha fatto sapere di non volere Silvio Berlusconi candidato premier. La trattativa potrebbe, tuttavia, spostarsi in Lombardia, dove Maroni punta al Pirellone. La candidatura di Gabriele Albertini, in campo nonostante il "no" dei vertici del Pdl, rischia di penalizzare il segretario lumbard. Anche in via Del Nazareno le alleanze sono tutt'altro che definite. Sebbene abbia firmato un memorandum d'intesa con Vendola, il leader piddì si trova stretto tra la sinistra radicale e l'ala riformista che punta a un appoggio a Monti.
Dopo aver inviato agli italiani all’estero il plico contenente il certificato elettorale e la scheda, inizieranno i primi divieti. A partire dal 9 febbraio non sarà più possibile pubblicare i sondaggi
elettorali, mentre dal 23 febbraio si spegnerà la propaganda elettorale.
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