Mandiamo Montesquieu al Quirinale

La fragilità della democrazia italiana è dovuta a un difetto della Costituzione

Se fra qualche mese Bersani vincerà le elezioni e farà un governo sostenuto, ol­tre che dal Pd, pure dalle altre truppe della sinistra, più alleati tipo Di Pietro, Fini, Rutel­li e chissà chi altro, si troverà nella stessa si­tuazione di chi lo ha preceduto, cioè in balia dei gruppi parlamentari che oggi lo sosten­gono ma domani possono non votare le leg­gi e alla fine farlo cadere.
Questa fragilità della democrazia italiana è dovuta a un difetto della Costituzione che non rispetta la fondamentale separazione di Montesquieu dei tre poteri, esecutivo, le­gislativo e giudiziario, che devono essere af­fidati a mani diverse.

All’epoca di Montesquieu l’esecutivo era rappresentato dal monarca, in una repub­blica il potere esecutivo verrà direttamente dal popolo. Nella nostra Costituzione invece sono pre­senti solo due poteri: il legislativo e il giudi­ziario. L’esecutivo, non venendo eletto di­rettamente dal popolo, dipende da tutti i ca­pr­icci dell’assemblea legislativa e dagli inte­ressi della burocrazia dello Stato.

Mi sono sempre meravigliato che questo difetto non venisse rilevato e discusso, che non fossero state fatte in proposito proposte di riforma costituzionale.
Penso che siano stati tutti zitti perché la scienza politica italiana- tanto di tipo libera­le come di tipo marxista - è stata paralizzata dalla esperienza dei regimi fascista e comu­nista. I politologi si sono fatti l’idea che i mo­vimenti siano antidemocratici. I miei studi mi hanno invece mostrato che la democra­zia è stabile proprio quando c’è una forte mobilitazione, ma vengono poi nettamente divisi esecutivo, legislativo e giudiziario.

Molti ritengono che l’elezione diretta del premier corrisponda alla Repubblica presi­denziale. Non è vero, il presidente della Re­pubblica resterebbe con un compito di vigi­lanza su tutti i poteri dello Stato.


Io mi auguro vivamente che il presidente Napolitano, l’uomo più autorevole del no­stro Paese, oggi ricordi a tutti noi, prima che sia troppo tardi, che per avere un sistema po­litico funzionante dobbiamo adeguarci al­l’insegnamento fondamentale del padre della democrazia moderna.

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