Elezioni europee, situazione geopolitica e la rivendicazione dei risultati ottenuti in Italia. A venti giorni dal voto che potrebbe cambiare gli equilibri a Bruxelles e Strasburgo Giorgia Meloni indica il "modello" da potere esportare nella prossima legislatura in Europa: "Siamo lì ad impiccarci sul nome del presidente della commissione europea, ma la vera sfida che abbiamo è quella di costruire una maggioranza diversa da quella che abbiamo visto negli ultimi cinque anni, che è una innaturale maggioranza tra Partito popolare europeo e socialisti - sostiene durante la trasmissione "Mattino cinque news", su Canale 5 -. Voglio provare a rifare in Europa quello che abbiamo fatto in Italia, mettendo insieme partiti di centrodestra di varia estrazione e mandando all'opposizione la sinistra. Mi piacerebbe fare la stessa cosa in Europa".
Anche perché negli ultimi anni l'Unione europea è stata "troppo impegnata a occuparsi di questioni di lana caprina per accorgersi che per esempio le nostre nazioni non controllavano più niente per quello che riguarda l'approvvigionamento fondamentale". Bisogna continuare a difendere "la nostra libertà, la nostra democrazia, la nostra pace" che sono state "tutte conquiste". Oggi, secondo la premier, la sfida europea è "tornare padrona del suo destino, occuparsi di meno cose e farlo meglio - ha aggiunto -. L'Ue in questi anni ha preteso di dirci che cosa potevamo e che cosa non potevamo mangiare, quale macchina potevamo e quale macchina non potevamo guidare. Mi pare che ci sia da questo punto di vista una limitazione della libertà delle persone e degli stati nazionali sulla quale bisogna tornare indietro. L'Ue può dare e deve degli obiettivi ma poi gli stati nazionali decidono come conseguirli".
Dopo avere espresso la sua solidarietà e quella dell'Italia al governo e al popolo iraniano per la morte del presidente Ebrahim Raisi, Meloni è soddisfatta per avere riportato in Italia Chico Forti: "Credo sia stata una bella pagina per questo governo e per le nostre autorità. Penso che dopo 24 anni di carcere fosse giusto per Chico poter tornare in Italia e abbracciare sua madre". Poi ritorna sulla polemiche che l'hanno riguardata nelle ultime settimane sul fatto di avere chiesto ai cittadini italiani di scrivere sulla scheda elettorale soltanto "Giorgia" anche senza necessariamente aggiungere il cognome: "Questi dibattiti della sinistra non li seguo più, cosa devo dire? Scrivete Giorgia Meloni detta Sbirulino?". Il presidente del Consiglio ribadisce che la cosa di cui va più fiera è che "quando incontro le persone mi danno del tu e mi chiamano Giorgia significa che il ruolo" che ricopre "non ha creato distanza e che io sono ancora la persona del popolo che ero prima di diventare premier".
Questo, quindi, "infastidisce i salotti della sinistra radical chic, ma io sono fiera di essere del popolo, che mi diano del tu, che non sono una persona che si sente su un piedistallo anche se alla sinistra farebbe orrore". Per Meloni si tratta di "due mondi: ho visto un tweet di un senatore che dice addirittura 'non chiamatemi per nome ma dottore, perché io sono laureato'", diventa il riferimento a Carlo Cottarelli.
"Sei dottore, bravo, ti sei potuto laureare bravo, in Italia molta gente la laurea non se l'è potuta prendere, io non ho una laurea ma sono arrivata a fare il presidente del Consiglio e vuol dire che puoi arrivare dappertutto anche senza condizioni di partenza che qualcuno ha potuto avere", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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