Marina Berlusconi: "Certi giudici nemici di tutto il Paese"

La presidente Mondadori all'inaugurazione di una nuova libreria a Roma: "Scendere in politica? Faccio l'imprenditrice e continuerò a farlo. Giudizio positivo sul governo"

Marina Berlusconi: "Certi giudici nemici di tutto il Paese"
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«Ma no, ma no!». Fedele Confalonieri, presidente di MediaforEurope-Mediaset, smorza sul nascere le insinuazioni dei cronisti che cercano di interpretare la “discesa” a Roma di Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori, per l’inaugurazione del Mondadori Bookstore in Galleria Alberto Sordi come l’auspicio di una continuità familiare in una storia politica di successo come quella di Forza Italia.

E il parterre dell’evento è sicuramente evocativo. Lo elenchiamo solo affinché il lettore comprenda come in un piovoso pomeriggio nel centro di Roma si sia riunito lo stato maggiore del Cavaliere per salutare la nuova impresa della figlia primogenita. Oltre al già citato Confalonieri, Gianni Letta (primo ad arrivare), Paolo Berlusconi. La vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, i capigruppo di Fi, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, Letizia Moratti, Marcello Dell’Utri, la vice segretaria di Fi Debora Bergamini. E diversi ministri, tra cui quello della Pa, Paolo Zangrillo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dela Protezione Civile Nello Musumeci, la responsabile delle Riforme Maria Elisabetta Casellati, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alberto Barachini e il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto. L’unico assente dello stato maggiore azzurro era il segretario Antonio Tajani, impegnato come ministro degli esteri al G7 di Pescara sullo Svilluppo.

E proprio quella sulla discesa in campo è la prima domanda che le viene rivolta. «Mio padre mi ha sempre sconsigliato di farlo. La seguo con interesse ma continuo a fare il mio lavoro di imprenditrice», ha replicato. Un impegno del fratello Pier Silvio? «Decide lui, però mi sembra che quando gli è stato chiesto di una discesa in campo lui lo abbia escluso». Ma l’impronta paterna è chiara ed evidente. «Non sono di sinistra, sono una liberale berlusconiana», ha sottolineato.

Il motivo di questa precisazione è presto detto. Impossibile non domandarle dell’intervista al Corriere nella quale ha manifestato una spiccata sensibilità verso i diritti civili. «È una questione di civiltà e umanità, poi serve un cambiamento che richiede tempo, ma la politica ha il compito di fornire risposte a una società che cambia. Io ho detto di sentirmi più vicina alla sinistra di buon senso per quanto riguarda questi temi perché su questi temi specifici finora la sinistra si è mostrata più aperta e attiva, poi il buonsenso c’è da entrambe le parti e dobbiamo augurarci che prevalga», ha precisato. Dunque «massima apertura sui diritti» ma dubbi sulla gestazione per altri. «La maternità non si può trasformare in una mercificazione del corpo femminile».

La somiglianza con il padre non è solo nei tratti somatici e nel rispetto dell’alterità, ma anche nei giudizi taglienti su coloro che praticano un’opposizione pretestuosa e incessante a un governo che cerca di governare. Ieri quello del Cavaliere, oggi quello di Giorgia Meloni. «Certi giudici non sono nemici di Giorgia Meloni o di Silvio Berlusconi, ma di tutto il Paese».

Il giudizio sul governo è positivo. «In questi due anni ha messo in sicurezza i conti pubblici e in politica estera è stato serio e autorevole, ispirandosi ai valori dell’europeismo e dell’atlantismo, e l’economia ne ha tratto beneficio e lo dimostrano i fatti», ha affermato aggiungendo che «la Borsa è positiva, lo spread è calato e l’economia reale tiene». La tassazione degli extraprofitti è «demagogica e anche dannosa per il mercato», ma la strategia adottata di rinviare le deduzioni delle perdite e delle svalutazioni su crediti è accettabile. «La trovo condivisibile e di buon senso, intanto perché tutela anche la credibilità del nostro sistema creditizio, poi trovo che anche la decisione di destinare le risorse che verranno ricavate a un settore che ha molto bisogno, come la sanità, sia una scelta condivisibile», ha specificato. Con l’esecutivo, ha spiegato, «ho un rapporto assolutamente normale, come è normale che abbia un rapporto costruttivo e positivo» e «mi avrebbe fatto piacere se» la premier Giorgia Meloni «fosse venuta qui all’inaugurazione, ma potete immaginare gli impegni della presidente del Consiglio».

Il liberalismo berlusconiano si estrinseca anche quando le viene chiesto l’orientamento in vista delle elezioni Usa. «Io sono sempre stata filo repubblicana e Reagan rappresenta un modello. Devo dire però che molte dichiarazioni di Trump mi lasciano a dir poco perplessa. Se dovessi votare oggi in Usa, mi troverei in difficoltà», ha evidenziato. D’altronde, anche il padre non fu mai caloroso con il tycoon distanziandosene definitivamente dopo i fatti di Capitol Hill.

E, alla fine, Marina Berlusconi ha parlato soprattutto da figlia. «Cosa mi manca di mio padre? La carezza sulla guancia che mi dava ogni giorno, la sua telefonata». Il Cavaliere parlava spesso di Marina, la primogenita. E Marina non ha celato né il proprio amore filiale né la nostalgia. «Mi manca moltissimo, è stato tutto per me, devo tutto a lui».

Quell’interrogativo, però, resta nell’aria «Marina in politica? Siete fantasiosi», ha tagliato corto Marcello Dell’Utri elogiando Giorgia Meloni («È bravissima»). Anche Paolo Berlusconi ha ribadito il leitmotiv. «Positivo è il giudizio sul governo Meloni. Marina in campo? Ancora questa domanda? Ne ho già mandati tanti di giornalisti a quel paese...».

Eppure anche nella celebrazione di un evento importante nella sua singolarità (il ritorno di un megastore librario nel cuore della Capitale) si respira un’aria differente. «È una bellissima iniziativa frutto di quella visione votata alla modernità nella continuazione di una tradizione», ha dichiarato Mulé che, da giornalista, misura sempre le parole.

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