Milano Il fatto è, dice Roberto Maroni, che «se lo spread ha superato quota 500 e se il debito pubblico è salito di 3 punti nel primo quadrimestre 2012, significa che sono i mercati ad aver dichiarato il fallimento del governo Monti». E il fatto è, anche, che la Lega ha l’urgenza di ritagliarsi un ruolo da protagonista sullo scacchiere politico, prima che la «strana maggioranza» del Professore sigli una conventio ad excludendum .
Ecco perché ieri il segretario ha messo il cappello sulla richiesta di «dimissioni immediate» a Monti, mossa che, a ben guardare, solo il Carroccio poteva osare in questa fase.
Il dato politico nuovo è che lo ha fatto dopo un colloquio con Silvio Berlusconi nel quale gli ha detto che «se lo spread supererà i 500 punti, tu devi ritirare il sostegno al governo, perché a novembre, quando hai lasciato, lo spread era a 400». Il Cavaliere non gli ha dato certezze, del resto allora la situazione non era ancora precipitata. «Ma adesso io spero che ci rifletta, e lo incontrerò ancora nei prossimi giorni per risollecitarlo » annuncia Maroni, convinto che «qui non siamo più sull’orlo del baratro: ci stiamo cadendo dentro, e dobbiamo aprire il paracadute per non sfracellarci». È la fine delle ostilità con il Pdl di Silvio, che proprio Bobo aveva aperto nell’autunno scorso, contrastando l’asse dell’allora premier con l’allora segretario leghista Umberto Bossi e di fatto avallando la fine del governo Berlusconi. In via Bellerio se lo aspettavano. Almeno da lunedì scorso, quando il segretario zittì Matteo Salvini che diceva: «Mai più col Cavaliere». «Delle alleanze mi occupo io, non tu» era stata la bacchettata al capo dei lùmbard . C’è poi che, accreditandosi come interlocutore del Cavaliere, Maroni riuscirebbe anche a scavalcare il vecchio Capo, amico di Silvio che ancora mina gli equilibri del Carroccio.
Così, nei prossimi giorni Maroni chiederà un incontro ai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, vedrà i leader degli altri partiti e salirà al Colle da Giorgio Napolitano. Per fare a tutti la stessa richiesta: «Tenere aperto il Parlamento ad agosto per riscrivere una legge elettorale che, con le preferenze e un premio di governabilità e non solo di maggioranza, consenta al popolo sovrano di riprendersi la parola e all’Italia di ritrovare stabilità». Il timore di peggiorare la reazione dei mercati non alberga in via Bellerio. Anzi, Maroni dà la lettura contraria a quella di chi vede nel voto anticipato un rischio instabilità: «Se lo spread ha toccato quota 520 significa che i mercati non considerano più affidabile questo governo. Con l’aggravante che Monti ha ucciso il tessuto socio- economico del Nord». Ergo: «Bisogna interrompere questa agonia: le elezioni restituiranno stabilità politica».
Come, e cioè con quale governo, Maroni ancora non lo sa.All’ipotesidi grande coalizione risponde ironico: «Pdl, Pd e Udc con la Lega all’opposizione? Fantastico. Ma non credo ci faranno questo regalo». Del resto, molto dipenderà dalla legge elettorale. «Tutta la nostra strategia è da riaggiornare » avverte Bobo. Quella che, al netto delle rassicurazioni al governatore Roberto Formigoni, guardava a un voto celere in Lombardia, accorpando Politiche e Regionali nella primavera del 2013. Quella interna, là dove, di fronte a un voto in autunno, verrebbero anticipati gli Stati generali del Nord, previsti per fine settembre al Lingotto. Su tutte, quella delle alleanze.
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