"Come Mussolini". Ecco l’ultimo delirio social del Pd su Meloni

I deputati dem pubblicano un post per attaccare il governo Meloni sul caso Almasri: "M. La bugiarda del Secolo"

"Come Mussolini". Ecco l’ultimo delirio social del Pd su Meloni
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“M. la bugiarda del secolo”. Quella che potrebbe sembrare una parodia della serie televisiva che racconta l’ascesa al potere di Benito Mussoli è un’invettiva firmata dai deputati del Partito democratico. Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Giorgia Meloni da parte della Procura di Roma in relazione al relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri, la sinistra non sa più cosa inventarsi pur di sfiancare sul piano politico l’esecutivo di centro destra.

Quindi, riprendendo la serie tratta dal romanzo di Antonio Scurati, il Pd decide di postare l’ennesima foto per incalzare Meloni. “M. la bugiarda del secolo”, si legge nell’ultimo post pubblicato sui social. Un titolo che ricorda sinistramente M. Il figlio del secolo, dove l’attore Luca Marinelli veste i panni del Duce. La goliardata social fa ovviamente riferimento alla notizia che ieri ha sconvolto la politica italiana. Come annunciato dalla stessa premier con un video messaggio, ad essere indagati sono anche i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell'Interno Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. L’accusa è quella di favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del Comandante della prigione libica di Mittiga, Osama Njeem Almasri.

I deputati del Pd, però, passano in rassegna quello che, secondo la loro visione, rappresentano le “falsità” alimentate dall’esecutivo. “Non è vero nemmeno che Meloni, Nordio, Piantedosi, Mantovano abbiano ricevuto un avviso di garanzia. Hanno ricevuto una comunicazione di iscrizione, che è una cosa diversa”, spiegano. Un errore di forma che non nasconde la sostanza: era necessario iscrivere nel registro degli indagati il presidente del Consiglio per un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti che, tra l’altro, denuncia una scelta prettamente e legittimamente politica. Niente da fare. I deputati dem insistono:“Non è vero che la comunicazione di iscrizione è una rappresaglia delle terribili toghe rosse per la riforma della giustizia. È un atto dovuto in caso di un esposto”. Il riferimento è alle parole della premier che ieri, tra le altre cose, ha ricordato il passato dell’avvocato Li Gotti, “ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

"Non è vero che la scelta di rimettere in libertà Almasri era inevitabile”, si legge nel post. E ancora: “Bastava appunto che Nordio rispondesse alle ripetute sollecitazioni e attivasse la procedura prevista in questo caso, invece di stare 3 giorni inerte a guardare il soffitto. Non è nemmeno vero che una volta rilasciato convenisse all'Italia caricare Almasri su un volo di stato e riportarlo in Libia perché pericoloso.

C'erano tantissime altre opzioni che avrebbero impedito di rimandarlo nell'unico luogo al mondo dove ha l'assoluta garanzia di immunità”. Il tutto, ovviamente, senza citare la cosiddetta ragion di Stato e, soprattutto, senza considerare che le scelte politiche vanno combattute in Aula e non in Tribunale.

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