Elly Schlein donna come Giorgia Meloni? Macché! Se qualcuno si fosse mai posto il dubbio, Michela Murgia l'ha già fugato. Il succo è questo: non tutte le donne sono uguali. O, ancor peggio: non tutte le donne al potere sono un bene per il Paese. Solo quelle di sinistra, ovviamente. Niente di nuovo sotto il sole, per carità. Laura Boldrini lo aveva già teorizzato l'indomani della vittoria del centrodestra alle politiche: "Non tutte sono uguali. Alcune sono peggiori di altre". E così quelle stesse donne che lo scorso settembre si erano incupite (diciamo pure incazzate) nel vedere le destre portare il primo presidente del Consiglio donna a Palazzo Chigi, oggi fanno i salti di gioia per l'elezione del primo segretario donna del Partito democratico. Traguardo che Fratelli d'Italia raggiunse quasi dieci anni fa.
Per carità non tutte sono brindano. Quelle dell'apparato, per esempio, sono meste, guardinghe. La maggior parte stava con Bonaccini. Adesso temono che la Schlein sfili loro la sedia da sotto il sedere. Ma fuori dal Nazareno, sulla stampa progressista e sui social sono tutte a brindare. Prendete Concita De Gregorio. "La rivoluzione senz'armi, senza testosterone, con la gentilezza del sorriso", scrive oggi su Repubblica. A suo dire l'elezione della Schlein non cambia solo la storia del Partito democratico e più in generale della sinistra, ma addirittura "ruota l'asse cartesiano della realtà". Che spettacolo pirotecnico di giornalismo. E il botto finale? Eccolo: "La 'donna nuova' Giorgia Meloni - teorizza - torna a essere quello che è: l’ultima erede di un partito del Novecento, una storia antica. Invecchia, Meloni, al cospetto di una donna ancora nei suoi trent’anni che non origina dal comunismo come lei dal fascismo". In confronto, l'esultanza notturna della Boldrini ("Meloni, arriviamo") si sbriciola in nulla.
La Schlein piace perché è donna. Non donna come la Meloni, però. Donna di sinistra. "Giorgia Meloni è la donna sbagliata per noi nel partito giusto per lei - pontifica la Murgia su Instagram - mentre Elly Schlein è la donna giusta per noi nel partito sbagliato per lei". Sul Domani Giorgia Serughetti (filosofa) ne teorizza addirittura il differente modello di leadership. "Femminista" e non "femminile. "La differenza - spiega - è quella che passa tra l’agire 'per le donne', per i loro diritti, e il semplice 'essere donna'. Tra il collettivo e l’individuale". In soldoni: come spiegato già ieri da Chiara Valerio su Repubblica, la Schlein "sta lì come rappresentante non di se stessa ma della maggior parte di noi". La Meloni, invece, non rappresenta le donne, rappresenta solo se stessa.
Cosa renda tanto speciale la Schlein da rappresentare tutte le donne (o, se non tutte, almeno la maggioranza), ce lo spiega ancora la De Gregorio: è "una giovane di questo tempo", e cioè "non figlia politica di, non madre, fino all'altro giorno non iscritta al partito che guida, non eterosessuale". Cosa c'entrino il fatto che non sia madre e non sia eterosessuale (se non per metterla in contrapposizione con la Meloni), però, lo sa solo lei. Resta il fatto che, a suo dire, tutto questo non rassicura i conservatori. Anzi, dice, li fa diventare pazzi. In realtà a uscire pazze sono solo loro, le donne progressiste, così in difficoltà a trovare i distinguo, a sentenziare chi è davvero donna e chi no, a decidere chi rappresenta chi.
È la solita supponenza della sinistra radical chic. Dove con radical chic non intendiamo certo, come scrive la De Gregorio, "colta, beneducata, corretta", ma altezzosa, spocchiosa e completamente lontana dalla realtà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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