"Merito nostro". Quando i grillini rivendicavano la chiusura dei porti ai migranti

Ora si nascondono a sinistra, ma nei giorni del governo gialloverde i 5 Stelle condividevano tutto

"Merito nostro". Quando i grillini rivendicavano la chiusura dei porti ai migranti
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Grillini per Salvini. Con il leader della Lega alla sbarra per il caso Open Arms e il M5s che va all'attacco, sembra surreale, oggi, riavvolgere il nastro e rileggere le dichiarazioni dei pentastellati ai tempi del governo gialloverde. Danilo Toninelli (nella foto) e Giuseppe Conte. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Pure Beppe Grillo sfoggiava la linea dura. Ora il M5s si smarca, ma appoggiava in pieno la politica di Salvini sull'immigrazione. «Salvini senza il sottoscritto non avrebbe potuto fare niente», spiegava l'allora ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Toninelli, ospite di Accordi e Disaccordi sul Nove, il 12 aprile del 2019. Concetto ripetuto ad Agorà, su Rai 3, in data 11 gennaio dello stesso anno. «Se non c'era il sottoscritto la Lega non faceva niente». E ancora, 18 maggio 2019, a margine di un sopralluogo a Pavia: «Non Salvini, ma lui assieme al sottoscritto e a Conte abbiamo diminuito di una cifra enorme gli sbarchi».

Ma sarebbe ingeneroso sottolineare solo i voltafaccia di Toninelli. Conte, premier che si fece fotografare sorridente con il cartello #decretosalvini sicurezza e immigrazione, ci andava giù duro sul caso della Sea Watch capitanata da Carola Rackete. «Quello della Sea Watch e di Carola Rackete è stato un ricatto politico sulla pelle di 40 persone», diceva il 30 giugno 2019 parlando con i cronisti a Bruxelles. «Metteremo fine al business dell'immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà», scandiva l'allora premier il 5 giugno 2018, illustrando le linee programmatiche del suo primo governo nell'Aula del Senato. Il 5 luglio 2019, alla festa di Coldiretti a Milano, Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, si scagliava contro le «Ong di incoscienti» che «hanno trovato il loro palcoscenico, vanno nelle acque Sar libiche, prendono le persone, vengono in Italia e iniziano a fare lo show». D'altronde Di Maio è stato un precursore del grillismo anti-immigrati, avendo inventato nel 2017 la definizione di «Taxi del mare» per le Ong.

Alessandro Di Battista, l'11 gennaio 2019 ad Accordi e Disaccordi sul Nove, esortava il governo ad «Alzare il livello dello scontro in Europa». Il 5 luglio dello stesso anno, Festival del Libro Possibile di Polignano a Mare, Dibba tagliava corto: «Sono annoiato dalle Ong, un Paese deve difendere i propri confini». E Grillo? Il 26 gennaio 2019 diceva al quotidiano America Oggi che l'obiettivo del governo Lega-M5s era quello di «impedire lo spaccio di false speranze e intanto ridiscutere tutta la questione a livello europeo».

E ancora: «La questione dell'immigrazione è epocale causata, innescata e diretta dalle menti più ciniche che si possano immaginare. Sia noi che la Lega intendiamo impedire questo mercimonio della sofferenza». Salvini? Bene, bravo, bis.

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