Il 2022 è stato uno degli anni più difficili sul fronte migratorio. Con il conto alla rovescia per il nuovo anno terminato, il Viminale ha reso pubblici tutti i vari dati relativi agli sbarchi di migranti e agli arrivi irregolari in territorio italiano degli ultimi 12 mesi.
Il quadro emerso è preoccupante non solo per il 2022, ma anche per il 2023 e per il medio e lungo periodo: è stata superata infatti la soglia dei centomila sbarcati e senza inversione del trend la situazione potrebbe prendere brutte pieghe anche nei prossimi mesi. La fotografia scattata dal Viminale altro non è che la certificazione di una disastrata eredità lasciata dall'ex ministro Luciana Lamorgese. Al timone del ministero negli ultimi due governi e scelta dopo l'accordo tra M5S e Pd nell'ottobre 2019, la sua politica vocata ad aspettare una mai arrivata solidarietà europea ha prodotto una situazione difficile da gestire. A cui adesso è chiamato a mettere mano il suo successore, ossia l'attuale ministro Matteo Piantedosi.
I numeri del Viminale
Dal primo gennaio al 31 dicembre 2022, in Italia sono arrivati 104.061 migranti. Questo è il primo dato utile per tracciare la situazione fotografata dal ministero dell'Interno. La soglia del centomila sbarcati in un anno non veniva superata dal 2017.
In quell'anno, in particolare, sono stati contati 119.369 migranti sbarcati irregolarmente. Nel 2016 era andata ancora peggio, con 181.436 persone arrivate lungo le nostre coste. Numeri del biennio più critico sul fronte degli sbarchi, con dati poi ridimensionati soltanto a partire dal 2018. L'anno cioè del passaggio di consegne al Viminale tra Marco Minniti, fautore del codice di comportamento delle Ong e del memorandum con la Libia, e Matteo Salvini, leader della Lega che dell'immigrazione ne ha storicamente fatto un proprio cavallo di battaglia.
In quel 2018 il numero delle persone sbarcate è sceso a 23.370, per toccare poi il minimo nel 2019 con 11.471 migranti approdati in Italia. Da allora si è assistito a un graduale aumento dei dati, rimasti però sempre lontani dalla soglia critica dei centomila. In particolare, nel 2020, anno della fase più acuta della pandemia, sono stati conteggiati 34.154 migranti sbarcati, nel 2021 invece il dato è arrivato fino a 67.034.
Disastro Lamorgese
Se è vero che i fattori incidenti sull'incremento degli sbarchi non possono essere ricercati solo a livello interno, è altrettanto vero però che non può apparire solo come un caso il fatto che tale aumento sia coinciso con l'inizio della stagione politica giallorossa. Nel settembre 2019 infatti ha giurato il governo Conte II, frutto del compromesso tra M5S e Partito Democratico. A prendere le redini della situazione al Viminale è stata Luciana Lamorgese, confermata poi nel governo Draghi.
Mentre Minniti e Salvini, pur se partendo da due visioni politiche diverse hanno comunque provato a governare il fenomeno migratorio, Lamorgese si è invece limitata a chiedere solidarietà all'Europa. Una solidarietà mai arrivata, mentre gli sbarchi sono tornati ad aumentare e la gestione dell'immigrazione è al contempo stata lasciata in balia degli eventi. Emblematici in tal senso i rapporti con il mondo delle Ong. Minniti ha redatto il primo codice di autoregolamentazione, Salvini ha ingaggiato con loro un vero e proprio braccio di ferro, Luciana Lamorgese ha invece ricevuto al Viminale più volte i rappresentanti delle organizzazioni.
La politica volta ad aspettare politiche europee più decise sulla redistribuzione dei migranti si è rivelata, anche alla luce degli ultimi dati, estremamente fallimentare. La redistribuzione non è mai arrivata, se non per cifre quasi trascurabili. Proprio nel settembre 2019 era stato presentato come "storico" l'accordo di Malta sulla solidarietà europea, ma quel documento altro non è stato che una raccolta di buone intenzioni mai diventate reali.
La crescita di sbarchi dal 2020 in poi, giunta adesso alla soglia psicologica di centomila arrivati in dodici mesi, è molto più di un semplice campanello di allarme. Si tratta, al contrario, della certificazione del fallimento di una linea politica e, al tempo stesso, di un preciso avviso dato alla nuova legislatura: se non si cambia passo, nel 2023 i dati potrebbero essere anche peggiori.
Le contromosse di Piantedosi
É soprattutto per questo che il nuovo governo, insediatosi nello scorso ottobre, ha da subito cambiato linea politica. In primis con le Ong. Già a novembre in alcuni casi Roma ha aspettato prima di dare il via libera allo sbarco alle cosiddette navi umanitarie. In un'occasione una nave, ossia la Ocean Viking, ha raggiunto la Francia innescando il noto incidente diplomatico con Parigi.
Sul finire del 2022, quando oramai sono risultati consolidati i dati drammatici resi noti poi il primo gennaio dal Viminale, il governo ha deciso di attuare un primo intervento organico con il nuovo decreto sicurezza. Nella norma è contenuta una disposizione volta a regolare l'attività delle Ong. In particolare, gli attivisti da adesso in poi devono avvisare le autorità statali subito dopo un soccorso in mare e dirigersi subito verso il porto assegnato da Roma. Un modo per evitare quella "spola" con la Tripolitania, più volte denunciata dal ministro Piantedosi nelle ultime settimane.
Il senso del decreto appare chiaro: anche se le Ong hanno inciso sul 14% degli sbarchi, la loro presenza costante in mare per l'esecutivo di Giorgia Meloni appare come un richiamo per nuove partenze dalla Libia. Si tratta cioè del cosiddetto "pull factor", di cui ha parlato anche l'agenzia Frontex in suo rapporto datato maggio 2021.
Da dove sono partiti i migranti sbarcati in Italia nel 2022
In aumento anche il numero dei minori non accompagnati, fascia particolarmente critica e vulnerabile e per la quale occorrono specifiche misure di accoglienza. Nel 2021 in Italia erano arrivati 10.053 minori non accompagnati, nel 2022 il dato è salito a 12.687.
Particolarmente interessanti anche le cifre relative alla nazionalità di chi è sbarcato nell'anno appena salutato. Nell'ultimo decennio quasi sempre sono stati i tunisini a guidare questa speciale classifica, scalzati però nel 2022 dagli egiziani.
Dall'Egitto infatti sono arrivate 20.509 persone, dalla Tunisia 18.129.
Un dato non secondario a livello politico: sia Il Cairo che Tunisi infatti sono Paesi con cui l'Italia ha buone relazioni e la cui situazione interna appare, in rapporto ai vicini nordafricani, più stabile. Roma può quindi portare queste cifre sui tavoli diplomatici e chiedere ai governi coinvolti importati contromisure per frenare l'esodo verso il nostro Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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