La missione di Giorgia Meloni in Libano al contingente Unifil potrebbe non essere possibile. A rivelarlo è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervistato da Bruno Vespa nel programma "5 minuti" in onda su Rai 1 dopo il telegiornale delle 20. Il presidente del Consiglio ha espresso il desiderio di visitare il soldati italiani impegnati nella missione di pace dell'Onu al confine tra Libano e Israele, che proprio da quest'ultima sono stati fatti oggetto di attacchi nell'ultima settimana. Tuttavia, il ministro si è mostrato scettico a riguardo, spiegando che "le condizioni di sicurezza non lo consentiranno, sarebbe troppo pericoloso per il presidente del Consiglio. Non sono possibili spostamenti in elicottero ma soltanto su strada".
E su strada i pericoli si moltiplicano, soprattutto perché, ha proseguito Crosetto, "una parte del Libano è sotto il controllo di nessuno, per cui sarebbe troppo rischioso. Non è andato nemmeno il capo di Stato Maggiore della Difesa, che avrebbe voluto andare". Resta confermato il viaggio in Libano e Giordania. Nel corso della sua missione lampo di venerdì, Meloni nel pomeriggio incontrerà a Beirut il presidente dell'Assemblea nazionale del Libano, Nabih Berr, dopo aver incontrato il primo ministro libanese, Najib Mikati. Di mattina, invece, Meloni sarà ad Aqaba, in Giordania, presso il Palazzo reale, per un incontro con il Re di Giordania, Abdallah II. Le parole di Crosetto in merito alla situazione del Libano sono state molto chiare e dipingono un quadro particolarmente preoccupante per l'intera stabilità della regione anche sul medio e lungo periodo: "C'è una parte del Libano dove si sta combattendo una guerra tra Hezbollah ed Israele per cui in questo momento la parte del Libano che risponde ad Hezbollah, che ricordo è un'organizzazione terroristica anche se ha una parte politica, è totalmente fuori controllo".
I pesanti colpi inferti da Israele all'organizzazione, con la decimazione dei suoi vertici, hanno reso il tutto ancor più complicato, perché questo fa si che "all'interno della sua organizzazione vi siano delle sacche che si muovono autonomamente per cui è impossibile sapere chi ti puoi trovare davanti". Lo hanno sperimentato sulla propria pelle i giornalisti in queste settimane impegnati sul fronte, anche quelli italiani, "che non hanno mai avuto problemi durante gli anni scorsi e che adesso vengono fermati e vengono quando va bene maltrattati". Sulla prosecuzione della missione Onu, il ministro ha spiegato che "ci sarebbe una disponibilità internazionale" a un aumento del contingente Unifil nel sud del Libano "se in cambio ci fosse la pace e ci fosse da parte di Israele il ritiro delle truppe".
Il messaggio che Crosetto e la comunità internazionale vogliono mandare a Israele è che "se voi fermate il vostro esercito, l'Onu può anche fare in modo di cambiare l'approccio avuto in quel luogo, in quella parte di Libano, in modo tale di arrivare in modo pacifico a quello che voi state cercando di ottenere attaccando le basi di Hezbollah in modo militare". Viene proposta come alternativa ma ci devono essere i presupposti perché ci si arrivi.
"Adesso ci sono 40 nazioni e circa 10mila persone. L'Italia è uno dei maggiori con più di mille persone, ma ci sono l'India, l'Indonesia, la Francia, la Spagna, ci sono molte nazioni", ha sottolineato Crosetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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