La trasferta svizzera di Elly Schlein porta con sé una banalità da una parte e una grossa novità politica dall’altra. Il discorso nella sua terra natale viaggia su due binari. La prima parte, come da copione, è una colata di fango contro gli italiani e il “rigurgito fascista”. La seconda, molto più rilevante politicamente, è una svolta importante in casa dem. La nuova segretaria del Pd, da sempre vicina agli ambienti pacifisti e terzomondisti, rispolvera la cultura antimilitarista e addirittura anti-Nato della sinistra italiana. I malumori interni al Nazareno tornano a farsi sentire. Il commento di Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa e fiero atlantista, è tranchant: “Avanti sulla strada concordata con la Nato. Nessun passo indietro”.
La svolta pacifista dem
I passi indietro, difficile negarlo, ci sono già stati. A domanda secca per Elly Schlein, la segretaria dem sgombra il campo da ogni equivoco: l’aumento delle spese militari, concordato in sede ufficiale con la Nato, è un errore grossolano. La svolta pacifista dem è davanti ai nostri occhi. La citazione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, il meno convinto atlantista tra i principali protagonisti europei, è solo una diretta conseguenza. “Si – spiega Schlein – sono d’accordo con lui sulla richiesta di rinviare di cinque anni l’obiettivo di destinare ogni anno il 2 per cento del Pil alla spesa militare come richiesto dalla Nato”.
Quello che si dimentica di dire la giovane segretaria dem è che il cancelliere tedesco, a meno di grosse novità in programma, non ha mai parlato di un rinvio di 5 anni. Un mezzo errore che nasconde una verità intera in politica estera: lo scivolamento netto del nuovo Partito democratico targato Schlein sulle posizioni massimaliste grilline. “Di pacifismo si è parlato troppo poco? Si – risponde bruscamente la Schlein – ed è stato un errore. Anche io vengo dalla Rete per la pace e il disarmo, che peraltro segnala come l’Italia investa molti miliardi nella spesa militare”.
Guerini attacca la Schlein
Un cambio di passo che non convince l’ala riformista, o quello che ne rimane, del partito. L’ex ministro draghiano, Lorenzo Guerini, no accetta “passi indietro” sul fronte dell’atlantismo.“In un contesto internazionale meno sicuro – spiega l’ex titolare della Difesa – è giusto continuare sulla strada concordata, senza passi indietro”. L’obiettivo del 2% del Pil per la Difesa entro il 2028, questa la logica di Guerini, non verrà modificato.
Altrettanto perentoria è la posizione di Luigi Zanda, ex senatore del centrosinistra:“L’obiettivo del 2% del Pil per le spese militari – spiega su La Repubblica - è un impegno internazionale formale dell’Italia. Un grande partito non annuncia di preferirne il rinvio al mantenimento della parola data”.
La posizione ambigua del nuovo Partito democratico, difesa dell’Ucraina ma senza aumento delle spese militari concordate, preannuncia la nuova linea dell’autunno “militante” targato Schlein: inseguire Giuseppe Conte e i pentastellati. Costi quel che costi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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