LA NOMINACottarelli del Fmi sarà il commissario alla spending review

Un occhio ai monitor Bloomberg, con la consueta teoria di cifre lampeggianti, e l'altro incollato al televisore. Per ore e ore. Rischio strabismo, ieri, per gli operatori di Piazza Affari. Imperdibile la diretta tv dell'anno, una sorta di finale di Champions per il governo. Dentro o fuori, con Letta o contro Letta. Si va alla conta? No, c'è il coup de théâtre di Berlusconi, spiazzante per quanto inatteso, capace di rimescolare carte e scenari.
È così, seguendo il flusso ininterrotto delle notizie provenienti dall'emiciclo di Montecitorio, che si è srotolata l'intera giornata dei mercati. Fino alla chiusura di metà pomeriggio, quando il tabellino, vuoi per prese di profitto tutto sommato fisiologiche, vuoi perché qualcuno ha cominciato a ragionare sulla situazione di impasse che si potrebbe venire a creare dopo l'inversione a U del Cavaliere, ha segnalato un progresso dello 0,68%. Un po' sotto i massimi di seduta (+1,8%), toccati appena poco dopo le 13 con la dichiarazione di fiducia espressa dal leader del Pdl, ma comunque il solo score in controtendenza rispetto ai listini europei, ancora tenuti in scacco dallo shutdown Usa. Quanto allo spread, solito moto contrario rispetto alla Borsa: calo a quota 256 punti, quasi 50 in meno rispetto agli strappi d'inizio settimana provocati da un governo che sembrava sul binario morto. Un autentico sollievo per il Tesoro in vista dei prossimi collocamenti.
Dopo un'attesa fin troppo lunga per chi, come gli investitori, non sopporta le incertezze, la Borsa ha insomma avuto la conferma di aver ben scommesso martedì, quando tutte le fiches erano state puntate sulla sopravvivenza dell'esecutivo e l'indice aveva preso il volo mettendo a segno un progresso del 3,1%. Neppure l'intervento di Mario Draghi ha in qualche modo condizionato i mercati, se non sul versante dei titoli bancari, dove gli acquisti sono stati incoraggiati dalla promessa da parte della Bce di una nuova iniezione di liquidità a prezzi stracciati. Eppure, forse mai come ieri il presidente dell'Eurotower ha dedicato all'Italia tanta parte della conferenza stampa tenuta al termine della riunione del board. «Il messaggio inviato dai mercati all'Italia - ha esordito il numero uno dell'Eurotower - è una richiesta di stabilità e riforme». Ma la principale pressione deve venire dall'interno, in quanto le riforme «vanno fatte per il proprio bene, non per i mercati», ha affermato Draghi. Di sicuro, a detta dell'ex governatore di Bankitalia, oggi l'Eurozona è meno vulnerabile rispetto al passato a possibili choc derivanti da fasi di fragilità politica, «anche se non è giusto dire che non ci sono state reazioni sui tassi di mercato» dalla crisi politica tricolore. Ma se in questi giorni la speculazione non ha preso alla gola l'Italia, è anche perché tutti i Paesi al centro di difficoltà politiche, quindi anche il nostro, «hanno fatto notevoli progressi sul risanamento del bilancio e anche questa è una delle ragioni per cui l'instabilità ha prodotto alcuni movimenti di mercato, ma non molti». Il resto è farina del sacco Bce, con particolare riferimento allo scudo anti-spread.
Ma è proprio sulla capacità di attuare quelle riforme richiamate da Draghi che i mercati riprenderanno a valutare, da oggi in poi, l'operato di Letta. Soprattutto se Palazzo Chigi avrà i numeri per portare a termine il mandato, regalando al Paese una legge elettorale nuova di zecca. Posto che quanto accaduto ieri ha segnato, con buona probabilità, una cesura con la Seconda repubblica, e che ancora non è chiaro se e come si ricomporrà la frattura all'interno del Pdl, il governo dovrà rimboccarsi le maniche per permettere all'Italia di uscire dalla recessione e fermare l'emorragia occupazionale. Due macro-problemi in cima all'agenda di Piazza Affari.

Dal Fondo monetario internazionale al governo. È il destino di Carlo Cottarelli che, ieri, Enrico Letta durante il suo discorso programmatico ha indicato come nuovo commissario dell'esecutivo per la spending review nei ministeri e sulla spesa pubblica.
«Al contenimento spesa pubblica contribuirà il processo di revisione delle strutture pubbliche - ha detto il presidente del Consiglio a Palazzo Madama - non esistono tagli di spesa facile a meno che non si intenda provvedere a colpi di tagli lineari.

Se otteniamo la fiducia Carlo Cottarelli (direttore del dipartimento per gli affari fiscali e di bilancio del Fondo monetario internazionale) sarà commissario per la spending review». Un compito non semplice che, nella precedente esperienza del governo tecnico di Mario Monti, era stato affidato a Enrico Bondi.

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