Nessuna federazione costruita a tavolino, nessun federatore esterno che copra il ruolo di supporto salvifico e che sappia portare avanti l'idea di una maxi accozzaglia a sinistra. Le parole utilizzate da Giuseppe Conte non solo suonano come un avvertimento nei confronti del Partito democratico ma confermano anche la volontà di tentare di ottenere lo scettro dell'opposizione e di smarcarsi il più possibile per catalizzare i voti dell'elettorato rosso. Calpestarsi i piedi nello stesso terreno rischia di essere controproducente per entrambi: da qui la necessità di mettere in evidenza quante più sfumature possibili.
Il presidente del Movimento 5 Stelle, intervenuto ai microfoni di Rtl 102.5, è stato interpellato sul progetto a cui qualcuno a sinistra sta pensando da tempo: affidarsi a una personalità che possa promuovere un'iniziativa federatrice dei partiti al di fuori dell'attuale maggioranza. Un piano che, almeno nelle intenzioni, andrebbe messo in pratica coinvolgendo anche il mondo civico e sociale. Tra i nomi era circolato anche quello di Maurizio Landini, che ieri ha smentito l'ipotesi di candidatura in occasione delle prossime elezioni europee dicendosi determinato nel proseguire il suo operato come segretario della Confederazione generale italiana del lavoro.
Per la galassia rossa si è registrato un nuvo "no". Questa mattina è arrivata proprio da Conte una presa di posizione che non lascerà affatto contenti i sognatori che sperano ancora oggi di poter partorire un'ammucchiata politica contro il centrodestra. "Landini mi sembra che faccia il leader della Cgil. Noi di federatori non ne abbiamo bisogno, facciamo politica in modo chiaro e siamo abbastanza grandi da elaborare un'alternativa di governo con chi ci starà", ha affermato il presidente del M5S.
L'ex capo del governo gialloverde e giallorosso ha rivendicato l'operato che procede nella direzione di costruire un'alternativa all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni "passo dopo passo, con prudenza e responsabilità". Quanto ai rapporti con il Partito democratico, l'auspicio espresso da Conte è che il dialogo attualmente in corso "si possa affinare sempre di più". A tal proposito ha fissato due paletti ritenuti del tutto imprescindibili ai fini di un'azione convergente e senza volontà di sabotare i grillini: "Nella lealtà e nel rispetto del reciproco riconoscimento di dignità ed autonomia".
Tradotto: in vista delle prossime elezioni europee senza alcun dubbio ognuno correrà per la propria strada e si cercherà di portare acqua al proprio mulino, ma bisognerà tenere sempre in considerazione che nel mirino c'è il governo di centrodestra. Il che, teoricamente, dovrebbe stroncare sul nascere un'ipotetica guerra incrociata tra i partiti dell'opposizione. Ma così non sarà: Pd e 5 Stelle (al di là delle iniziative di facciata) hanno dimostrato in svariate occasioni di non aver ancora seppellito l'astio reciproco che si palesa appena i toni escono dai binari del confronto condiviso.
L'appuntamento elettorale del 2024 spaventa l'asse giallorosso: il Partito democratico rischia di sprofondare sotto la soglia psicologica del 20% (con i conseguenti rischi che potrebbero portare alla caduta di Elly Schlein); il M5S teme di finire sotto il 15% e di incassare
l'ennesima bocciatura alle urne. Sullo sfondo l'operazione federatore trova spazio solamente su alcuni quotidiani mentre viene respinto a favore di telecamere. Si prospettano tempi bui per una sinistra sempre più sfaldata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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