"Non escluso lo sciopero generale". Maurizio Landini è sempre più un disco rotto

Ammette che non sia la soluzione ma, non sapendo come sbrogliare la matassa, Maurizio Landini invoca l'ennesimo sciopero generale

"Non escluso lo sciopero generale". Maurizio Landini è sempre più un disco rotto
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Maurizio Landini, segretario della Cgil, conosce solo una parola e la usa in ogni occasione, come minaccia per il governo, qualunque esso sia: sciopero. Non esistono proposte costruttive, non esiste dialogo. Anzi, quando il dialogo esiste, perché fortemente voluto da questa maggioranza, si conclude sempre in un modo per Landini: sciopero. Il segretario è rimasto inchiodato a una società novecentesca, non è riuscito a evolversi e continua a usare sempre gli stessi mezzi. Lo sciopero è uno strumento di democrazia e un diritto dei lavoratori, ma Landini dovrebbe anche andare oltre e studiare metodi alternativi. Invece no, il sindacalista è fermo agli anni Settanta e combatte le battaglie di oggi con gli strumenti di ieri. Se sembra essersene finalmente reso conto, anche se non ha intenzione di cambiare.

"Abbiamo bisogno di agire, anche nei luoghi di lavoro, con le imprese, non solo con il governo. Non escludiamo nulla, consapevole che non è che uno sciopero generale risolve tutti i problemi", ha detto a Mezz'ora in più, probabilmente dopo essersi accorto che lo sciopero fine a se stesso inizia a stancare gli stessi lavoratori. Sono sempre meno quelli che scioperano, anche perché grazie a Landini e ai sindacalisti, ormai, lo sciopero è diventato una questione di sinistra. Convinti che nella classe operaia ci siano solo compagni, i sindacati si rivolgono solamente a quella fetta di lavoratori e li soprenderà sapere che, col tempo, tantissimi operai hanno iniziato a votare anche i partiti del centrodestra. Spiazzante, per loro, ma vero. E non riescono a pacificarsi con questo: "Occorre ricominciare a fare leggi che mettono vincoli sociali al mercato".

E con questa realtà ancora non hanno imparato a farci i conti, come dimostrano le sue dichiarazioni nella stessa intervista rilasciata alla Annunziata, che vorrebbero essere omnidirezionali ma vanno a parare sempre nello stesso punto: "Il mio compito non è quello di unire la sinistra ma unire il mondo del lavoro e dare una prospettiva ai giovani. La manifestazione di ieri per la sanità pensiamo siano l'inizio di una mobilitazione che aumenterà". Ha poi annunciato una "giornate di mobilitazione in Europa di tutti i sindacati".

Difficile che con questi sindacati, che portano questi argomenti e parlano in questo modo, i segretari riescano ad attirare le simpatie dei lavoratori di destra, che si sentono spesso esclusi da una classe dirigente incapace di rappresentare tutte le espressioni del lavoro perché politicizzata.

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