Direttore Feltri,
lei ha subito attacchi ultimamente per avere osato ledere la maestà e la credibilità di Antonio Tajani, che votò a favore di Ursula von der Leyen sebbene gli alleati avessero deciso di mantenere una posizione differente. Fu per molti una sorta di tradimento, ma guai a dirlo, Tajani e Gasparri se la prendono e cominciano ad insultare, come hanno fatto con lei che ha smascherato il voltafaccia del ministro. Eppure sono sempre più convinto che lei, carissimo Feltri, avesse ragione. Il tempo stesso le sta dando ragione. Tajani proprio non lo capisco, non capisco questa sua fissazione per lo ius scholae, insiste con il fatto che dovrebbe essere introdotto, però sui social gira un suo vecchio post in cui il leader di Forza Italia, solo due anni fa, sosteneva che si trattasse di una misura ideologica e divisiva che il Pd si ostinava a portare avanti pur non essendo lo ius scholae nel programma del governo di allora, quello Draghi. Perché Tajani ha cambiato idea e perché sembra sempre più spostarsi a sinistra? Questa è l'impressione che dà a noi storici elettori di Forza Italia.
Personalmente mi considero deluso. E credo proprio che nemmeno il Cavaliere sia contento da lassù.
Cordiali saluti
Carlo Stilo
Caro Carlo,
non vivo nel cervello di Tajani (grazie a Dio!), quindi non so dirti perché il forzista abbia ribaltato la sua visione e ritenga ora, improvvisamente, lo ius scholae un provvedimento necessario, determinante e urgente per il progresso civile e umano del Paese. Io non credo affatto che lo sia. Abbiamo già una normativa efficace in materia, tanto che, stando ai dati, l'Italia è il Paese europeo che concede più cittadinanze in tutta Europa, superando Francia e Germania. Tale fatto smentisce una certa narrazione che vorrebbe la nostra Nazione fanalino di coda in questo settore e gli italiani un popolo razzista, incapace di accettare e integrare lo straniero, trattato alla stregua di un rifiuto sociale, ghettizzato, isolato e discriminato. Niente di più falso. Lo ius scholae non è una necessità e non inciderebbe sulle vite degli studenti non italiani, i quali, all'età di 18 anni, dopo averne vissuti sul nostro territorio una decina, possono presentare richiesta per l'ottenimento della cittadinanza senza subire nel frattempo alcuna differenziazione nel trattamento riservato ai discenti di ogni ordine e grado. I diritti di cui godono fanciulli e adolescenti italiani sono i medesimi di cui godono gli stranieri. Lo ribadisco. Ma la sinistra vorrebbe farci credere che non sia così e che non riconoscere ai ragazzini la cittadinanza sia una forma di ingiustizia intollerabile la quale lede diritti fondamentali.
Mi stupisce, lo ammetto, che il vicepremier Tajani
stia cavalcando quotidianamente quest'onda rossa e che stia facendo dello ius scholae una sorta di cavallo di battaglia di Forza Italia, quantunque non si tratti di un tema presente nell'agenda di governo né di una tematica che sia stata minimamente accennata dal partito di Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale. Tajani l'ha tirata fuori ora dal cilindro di prestigiatore lasciando un po' tutti interdetti, in particolare per l'accanimento con il quale viene difesa dal ministro medesimo. Persino gli avversari politici che gli vanno dietro, anzi dietro i quali Tajani corre, forse in preda ad una specie di crisi di identità politica, sono rimasti sbalorditi. Vorrei dirti che sia l'effetto del troppo sole, ma il ministro mi appare troppo palliduccio per giustificare le sue intemperanze attribuendole ad un colpo di calore.
È vero quello che tu riferisci, ovvero che due anni addietro Tajani dichiarava, criticando il Pd, che lo ius scholae non costituisse affatto una esigenza e che fosse una proposta - adopero le sue medesime parole - «ideologica e divisiva», non essendo per di più nell'agenda del governo allora in carica, ossia quello Draghi. Sta di fatto che di esso, come ho spiegato, non risulta alcuna traccia neanche nell'agenda del governo Meloni e il vicepremier Tajani dovrebbe ben saperlo, dunque per quale ragione seguitare ad insistere? Non sono in grado di rispondere.
Mi sembra così sciocco minare la stabilità e la compattezza di una maggioranza scelta dagli italiani con tanto ampio favore. Cosa diavolo avrebbe da ottenere Tajani mettendosi di traverso agli alleati? Un bel niente. Perderebbe gli elettori, i quali si sentirebbero traditi, e, qualora - ipotesi impossibile ma che pongo per mostrare la follia di un simile atteggiamento - si andasse alle urne anticipatamente a causa della caduta del governo, Forza Italia ne uscirebbe danneggiata, indebolita rispetto ad oggi, in quanto gli elettori di tutto il centrodestra non perdonerebbero al leader di Forza Italia di avere compromesso certi equilibri del Paese.
Rincorrendo ancora i radical-chic Tajani ha soltanto da perdere. Ci auguriamo, per il suo bene, che si ravveda e che si occupi delle vere questioni urgenti.
Non posso negare che la condotta di Tajani mi appare quantomeno ambigua.
Non reputo che ci sia dietro un disegno preciso teso a sovvertire le sorti dell'esecutivo, eppure, fossi in Giorgia Meloni mi guarderei bene da quegli alleati sempre più vicini alla sinistra.In politica, proprio come in famiglia, colpi bassi e tradimenti giungono sempre da chi ci è più vicino.
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