La sinistra finto pacifista si è ritrovata per discutere del futuro della guerra in Ucraina e il refrain è sempre il solito: basta inviare armi al Paese aggredito dalla Russia. Tutto questo è accaduto a Roma, in Senato, nella convention dei giallorossi chiamati a raccolta dal "Coordinamento per la democrazia costituzionale" per testimoniare il loro solito disco rotto sulla pace da costruire a tutti i costi, nonostante Putin sia notoriamente su un’altra posizione. Presenti il leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte, il vicecapogruppo del Partito Democratico, Paolo Ciani, l'ex coordinatore di Articolo uno ora dem, Arturo Scotto, il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni e la pentastellata Mariolina Castellone. Non sono poi mancati intellettuali come Raniero La Valle, Vincenzo Vita, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Barbara Spinelli, Ida Dominijanni, Alberto Negri, il costituzionalista Domenico Gallo, i generali Fabio Mini e Biagio Di Grazia e l'ex ambasciatore Giuseppe Cassini.
La fine della guerra secondo la sinistra
Gli esponenti di sinistra, pur dicendosi allergici alle accuse di filo putinismo, sono però altrettanto convinti che l'escalation militare ci accompagni nel vicolo cieco di un conflitto senza una conclusione imminente e con nessuna garanzia di sicurezza per l'Europa. Conte dichiara che "stiamo pagando una corsa al riarmo. In tutto il mondo, il volume della spesa militare è aumentato rispetto al passato". Questo "è stato un errore anche per l'Italia, che si è sempre contraddistinta per la capacità" di proporre soluzioni diplomatiche, ha sostenuto, "un grande errore che l'Italia non abbia portato questa soluzione nei vertici internazionali. Se non lo fai non sei tra alleati ma in una condizione di vassallo". Ciani (Pd), che è anche frontman della Comunità di Sant'Egidio, afferma: "Non si tratta neppure di affrontare il tema armi sì, armi no all'Ucraina, dal momento che l'Italia ha già deciso gli aiuti militari per un anno. Ma di provare a parlare di pace, passando dalle enunciazioni ai fatti". Alfonso Gianni rincara la dose: "Dopo un anno e mezzo dall'invasione russa dell'Ucraina, la guerra non si ferma e però aumentano i morti, l'uso di armi sempre più letali, il pericolo del ricorso al nucleare, ancora maggiore dopo lo scontro tra le stesse forze militari russe". Tutti sono d'accordo sul fatto che Bruxelles non stia andando nella direzione giusta sull'Ucraina, ma nessuno dei presenti alla convention riesce a proporre una valida soluzione alternativa al conflitto che non sia solamente un mero slogan astratto.
Un convegno solo di parole vuote
Del resto il manifesto dell'iniziativa pacifista parla molto chiaro: "Siamo finiti sull'orlo del baratro che può trascinare il mondo in una nuova guerra mondiale con armi nucleari". E pazienza se il geniale tempismo con il quale è stato organizzato l'incontro ha fatto sì che il rendez-vous sinistro coincidesse con il fallimento della missione al Cremlino del Cardinale Zuppi, inviato apposta da Papa Francesco a Mosca per seguire una linea di pace Sempre Gianni ritiene una "follia" Pensare che questa guerra possa essere vinta sul campo. Quindi: "c'è bisogno di una strategia di pace, di un cessate il fuoco immediato, dell'apertura di una trattativa, di costruire un percorso che porti a una conferenza internazionale di pace", sottolinea Gianni. Ma, aggiunge, che sappia passare "dal pacifismo delle idee a quello della concretezza". E come? Investendo del ruolo di guida del percorso di pace l'Unione Europea, che "al contrario sta alimentando una scelta bellicista. E l'Onu deve porsi a garante di un processo pacificatore".
Quello tenuto oggi è stato il primo confronto tra "pacifisti". Dovrebbero seguirne altri: ma se certi discorsi resteranno sempre così vuoti, si potrà solo sottolineare l'inutilità totale di questi convegni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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