Roma - Quando parla Pannella Giacinto, detto Marco, ti devi rassegnare. Primo, il ritmo lo detta lui. Secondo, se lo contraddici finisci all'angolo e da lì non ti muovi. Detto questo, è sempre un piacere ascoltarlo e non solo perché generalmente ci azzecca, con lui hai sempre il titolo giusto. L'ultima è un'illuminante intervista riportata da Il Tempo a proposito della bocciatura dei referendum sulla giustizia. Sarebbe stata colpa dell'inesperienza dei vertici Pdl e del metodo inefficace di raccolta delle firme. E lo dice uno che di referendum se ne intende. Inoltre, a suo dire, nel «vecchio» Pdl c'era un piano per boicottare Berlusconi. Silvio sì che credeva nella battaglia radicale. L'anarchico più che l'allineato viene fuori in tutto il suo splendore. E fa sapere di aver preparato il ricorso anche se la situazione sembra disperata. Il quesito con più sottoscrizioni sarebbe quello sulla responsabilità civile dei giudici, a cui la Cassazione avrebbe riconosciuto 420mila firme (ne servono 500mila). Peggio tutti gli altri.
«Siamo troppo esperti - racconta al quotidiano diretto da Gian Marco Chiocci - per poter avere sorprese nel campo dei referendum. Sapevamo di avere un handicap, visto che ci sono stati anche altri che hanno raccolto le firme. Di certo c'è stata mancanza d'esperienza, aggravata dall'assenza di informazione. Ancora oggi arrivano decine di migliaia di firme da alcuni Comuni. Bisogna vedere come le valuterà la Cassazione».
Nella campagna per la raccolta delle firme sapeva di non poter contare sul Pd, ennesimo colpo al cuore di un rosso a metà. «Ricordo che quando si discuteva del referendum sul divorzio il Pci disse che avrebbe diviso la classe popolare. La tesi del Pci era che la legge doveva essere cambiata dal Parlamento. È la stessa cosa che sostiene ora Renzi, anche se lui nemmeno lo sospetta. L'unico che su queste cose è intellettualmente onesto è Violante. Ormai il Pd ha rafforzato le sue posizioni giacobine». Il centrodestra invece lo ha aiutato. «L'ottimo Silvio - fa sapere nell'intervista - ha fatto un mucchio di cavolate, che gli ho rimproverato, ma sui nostri 12 referendum ci ha provato. Li ha firmati, si è detto a favore dell'amnistia e ha avviato la raccolta di firme ma nel suo partito non gliel'hanno fatta passare. Li hanno definiti falchi e colombe ma si sono mossi da avvoltoi. Pensavano fosse finito e non lo hanno accontentato sui referendum». Unici nel centrodestra ad impegnarsi sarebbero stati Fitto e Nitto Palma. Ancora sul Cavaliere e c'è di che stupirsi. «A Silvio ho consigliato di espatriare per un paio di giorni.
Gli dissi di andare a Ginevra e da lì fare una conferenza stampa per dimostrare che il combinato disposto tra l'obbligatorietà dell'azione penale e l'accanimento fa uscire l'Italia dalla ragionevolezza della legge». Poi sarebbe rientrato e, magari, l'avrebbero pure arrestato. «Ma a quel punto anche i comunisti lo avrebbero difeso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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