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A Parma vincono gli "indignati" È spareggio fra il Pd e i grillini

Bernazzoli (centrosinistra) arriva al 40 per cento, l’outsider Pizzarotti è al 20%. Il 10% degli elettori, 50mila persone, ha scelto di non scegliere. Il Pdl fermo al 5%

A Parma vincono gli "indignati" È spareggio fra il Pd e i grillini

Parma - La città prova a voltare pagina, ma al primo turno l’unico vincitore chiaro è la protesta.
Il 10% dei cittadini, circa 50mila persone ha scelto di non scegliere. La decisione su chi proverà a traghettare la città fuori dall’empasse che la blocca è rinviata ad un ballottaggio che, solo a prima vista, sembrerebbe una sfida fra Davide e Golia.
Vincenzo Bernazzoli, candidato Pd sostenuto anche da Di Pietro, Vendola e Comunisti, centra il 40 per cento delle preferenze. Parla da «Golia» e invoca lo zefiro di aria nuovo dopo 15 anni di governo di centrodestra «colpevole di aver puntato su opere inutili invece che sulle eccellenze del territorio».
Peccato che il suo pedigree come homo novus perda di credibilità di fronte al suo secondo mandato di presidente della Provincia. «Davide» ha, invece, le scarpe sciupate e il no logo di Federico Pizzarotti. Cognome buono di gens che conta in città cui lui però precisa di non appartenere, l’outsider del Movimento 5 stelle, da impiegato di banca a Reggio Emilia, voleva cambiare il mondo. Quasi il 20 per cento dei parmigiani gli ha dato fiducia e lui, già con destrezza degna più di uno statista di lungo corso che di un politico di primo pelo, rigetta l’etichetta di portabandiera dell’antipolitica e lancia l’amo goloso al centrodestra, smarcandosi perfino da «padre Grillo»: «Non lo conosco. Lui è il nostro megafono, noi partiamo dal territorio».
Fra Davide e Golia però potrebbe profilarsi un’inversione di ruoli: la sinistra di Bernazzoli avrebbe dovuto avere partita facile data la frammentazione del centrodestra e, invece, «ha partorito un topolino».
Così chiosano, tardivamente all’unisono, le forze di centrodestra, ree di aver preferito correre da sole. La coalizione che sosteneva il sindaco Pietro Vignali, dimissionario in settembre dopo i numerosi scandali che avevano travolto undici assessori e due dirigenti del Comune si è spaccata fra Andrea Zorandi del Carroccio che non va oltre il 3 per cento e il Pdl del vicesindaco uscente Paolo Buzzi al 5 per cento, superato perfino dalla candidata degli indignados locali, Roberta Roberti. Ecco la misura del malcontento in città. Potrebbe ora essere cruciale il 10 per cento dell’ex assessore, Roberto Ghiretti che ha corso con una sua lista, ma giura di non rincorrere poltrone.


Il vero sconfitto al centro è però Elvio Ubaldi: sindaco dell’età dell’oro con due mandati fino al 2007, il suo slogan «Ritorno al futuro» non ha convinto i parmigiani che non gli hanno più perdonato di aver tenuto a battesimo proprio Vignali, prima delfino poi squalo, alla deriva fra i conti pubblici, fra I-pad in cambio di appalti e soldi destinati al verde pubblico dirottati al giardinetto di un dirigente.
Ora il clima di sfiducia e lo spettro di un buco da 600 milioni ha frammentato le idee sotto i Portici del grano. Divisa la destra, spaccata la sinistra, ci provano Davide e Golia. Ma la fionda potrebbe non bastare.

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