Il pasdaran Spalletti, i partigiani della Buchmesse e la giudice pro sbarchi: ecco il podio dei peggiori

Spalletti "spara" su Tel Aviv prima della partita Italia-Israele. Scurati & Co. ancora a caccia di fascisti immaginari. Il giudice Silvia Albano contro il trasferimento degli immigrati in Albania. Ecco i peggiori della settimana

Il pasdaran Spalletti, i partigiani della Buchmesse e la giudice pro sbarchi: ecco il podio dei peggiori
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Una bella Nazionale, anzi bellissima. Bravi tutti, lo diciamo subito: bravo Retegui, bravo due volte Di Lorenzo, bravo Frattesi e bravo pure il ct Luciano Spalletti. Nulla da dire o da puntualizzare. O meglio: nulla da dire o da puntualizzare sul campo da calcio. Ma, fuori dallo stadio di Udine, Spalletti ha indossato la kefiah e ha impallinato Israele. E per questo si becca il terzo posto del podio dei peggiori di questa settimana. Sentite bene cos'ha dichiarato prima del fischio d'inizio: "Andremo a giocare questa partita con la speranza di convincere sempre qualcuno in più sulla contrarietà della guerra. Ci sono molti israeliani che non la vogliono. E noi – ha continuato - dobbiamo convincere sempre qualcuno in più che questa è una cosa che deve finire". Dette mentre i pro pal, che inneggiano i terroristi di Hamas, sfilano invocando un altro pogrom contro Israele, certe dichiarazioni francamente fanno strabuzzare gli occhi. E fanno ancor più orrore se riferite a un popolo che come tutti brama la pace e che un anno fa ha subito un massacro senza precedenti. Certo, sappiamo bene che attaccando le basi Unifil in Libano Benjamin Netanyahu ha superato una linea rossa che non avrebbe dovuto superare. Ma non dobbiamo mai dimenticarci dove è nato l’orrore della guerra e che finché certe organizzazioni terroristiche saranno operative non si raggiungerà mai la pace.

Al secondo posto ci sono i partigiani del nuovo millennio che nei giorni scorsi hanno occupato la Buchmesse di Francoforte. In prima linea Antonio Scurati, l’uomo diventato ricco grazie a Benito Mussolini. Che, però, a furia di scrivere di fascismi vari, vede fascisti ovunque. Soprattutto nel governo Meloni. La polemica è stantia: il mancato invito di Roberto Saviano alla Fiera del Libro. E pure le rimostranze di Scurati e soci, da Paolo Giordano a Francesca Melandri, puzzano di vecchio e – lasciatecelo dire – di bufala. Gridano tutti alla censura. E già questo è un controsenso: perché, da che mondo è mondo, i censurati non hanno a disposizione un palco su cui esporre qualsiasi scempiaggine passi loro per la testa. Né tantomeno usare lo stesso palco per farsi un'autopromo del nuovo libro in uscita. Questi pseudo partigiani da salotto dovrebbero, poi, aver capito che gridare "al lupo, al lupo!" non fa più presa. A credere all'allarme fascismo sono rimasti quattro gatti. Lo dimostra il colossale flop del programma di Saviano: un buco nell’acqua pagato da noi contribuenti.

A proposito di Saviano... dalla delegazione italiana alla Buchmesse non è stato escluso perché censurato ma perché nessun editore l'ha voluto. Anche altri scrittori, molto più bravi e famosi di lui, non sono stati invitati. Ma nessuno di loro si è mai messo a piangere gridando alla "democratura".

Questa settimana la medaglia d'oro va al giudice del Tribunale di Roma, Silvia Albano, che non ha convalidato il trattenimento dei 16 immigrati trasferiti nei giorni scorsi in Albania. Una decisione dal sapore politico che mira a ostacolare, se non addirittura fermare, il governo Meloni nella lotta all’immigrazione clandestina. Se, infatti, dovesse passare il principio che non esistono Paesi sicuri, l’Italia non potrebbe più espellere alcun clandestino. Dovremmo quindi ospitare tutti i disperati che sbarcano sulle nostre coste. Anche se non hanno diritto al permesso di soggiorno. Insomma, un colpo di spugna, quello della Albano, che rischia di abolire i confini.

Non sfugge poi che nello stesso giorno Pd, Cinque Stelle e AVS hanno presentato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia per l'accordo stretto col premier Edi Rama. Ecco dunque l'internazionale pro invasione: una sinistra incapace di vincere le elezioni che si affida ad una magistratura politicizzata per smontare quanto disposto dal legislatore e dichiarare guerra al governo.

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