Sinistra in ritirata su Askatasana. Ma fioccano minacce sul preside anti-centro sociale

Dopo la delibera del Consiglio regionale, il Comune è stato costretto a escludere dalla co-progettazione lo stabile di Askatasuna, per altro ancora occupato

Sinistra in ritirata su Askatasana. Ma fioccano minacce sul preside anti-centro sociale
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Marcia indietro del Comune di Torino su Askatasuna. Dopo aver tentato il blitz per regolarizzare il centro sociale violento, la giunta guidata da Stefano Lo Russo si è dovuta arrendere e il processo per inserire il palazzo di via Regina Margherita 47, da 28 anni occupato abusivamente dal centro sociale, sarà limitato al solo giardino esterno della struttura, che era già condiviso con l'asilo che sorge nel palazzo adiacente. La decisione del Comune arriva dopo la nuova legge regionale sui Beni comuni approvata dal Consiglio Regionale, nella quale è stato inserito uno specifico comma che stabilisce che i percorsi di riguardanti i beni comuni "non possono riguardare beni immobili interessati da occupazione senza titolo nei cinque anni precedenti alla stipula del relativo patto di collaborazione".

Una norma dichiaratamente anti-Askatasuna, che risponde alle rimostranze dei cittadini ma anche delle forze dell'ordine, che fin dalla prima si sono lamentate della volontà della giunta di sinistra di Torino di regolarizzare il centro sociale, frequentato da frange di violenti. Nel documento del Comune si legge che, in una prima fase, i proponenti del progetto, che sono soggetti non istituzionali, daranno seguito alle attività che già si svolgono "nello spazio esterno di pertinenza dell’immobile". Con un patto di collaborazione, e non più di collaborazione. E la struttura? Quella resta fuori e se da parte del Comune dicono che serve tempo per i rilievi tecnici, la realtà dei fatti è che la legge regionale impedisce ogni attività sullo stabile, che resta ancora occupato. Dal Comune non si ammette il naufragio della co-progettazione dello stabile ma si cerca di cambiare punto di vista, puntando i riflettori solamente sulle aree esterne.

Al primo piano della struttura, infatti, permangono gli occupanti del centro sociale, che non sono mai andati via dal palazzo. La co-progettazione avrebbe, infatti, dovuto riguardare esclusivamente il piano terra, perché chiunque a Torino sa Askatasuna non lascerebbe mai volontariamente il palazzo. Ora, il Comune è stato costretto al passo indietro, anche se non ammesso, e quello che viene proposto come un progetto posticipato, proprio in ragione della legge regionale, non potrà ma vedere la luce.

"Apprendiamo con soddisfazione la decisione della Giunta comunale di Torino di escludere il palazzo del centro sociale Askatasuna dal percorso di coprogettazione, limitando quest’ultimo al giardino già condiviso con l’asilo. Ringraziamo il sindaco Lo Russo per aver indirizzato la sua azione amministrativa nel pieno rispetto della nuova norma approvata dal Consiglio Regionale", scrivono in una nota gli assessori regionali Maurizio Marrone e Fabrizio Ricca. "Resterà fondamentale vigilare anche con misure strutturali sull’effettivo sgombero del palazzo (a questo proposito sarà utile il sopralluogo in programma il 27 di questo mese) così come sull’attività svolta nel cortile per verificare che non continui ad essere esercizio abusivo di somministrazione e spettacoli da parte degli antagonisti", proseguono, sottolineando l'importanza di un cambio di passo rispetto al passato.

Intanto, nel liceo Einstein di Torino sono comparse minacce di morte contro il preside, noto per aver preso posizione contro l'occupazione della propria scuola da parte dei militanti di Askatasuna. "Al preside Chiauzza, come Fratelli d’Italia, vogliamo far arrivare la nostra solidarietà. Siamo al suo fianco.

Ci auguriamo che gli autori possano essere al più presto individuati dalla Digos e che le indagini di rivolgano anche verso il mondo dell'Autonomia", si legge nella nota di Augusta Montaruli, deputato della Repubblica. Sui muri della scuola, con il simbolo di Autonomia Operaia, si legge "Chiauzza morto". Un segnale forte di violenza da parte di quella galassia con la quale il Comnune vorrebbe dialogare.

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